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martedì 3 settembre 2019

5 È il Numero Perfetto (2019) by Igor Tuveri


5 È il Numero Perfetto (2019)
di Igor Tuveri

Toni Servillo (Peppino Lo Cicero)
Valeria Golino (Rita)
Carlo Buccirosso (Totò o'macellaio)
Iaia Forte (Madonna)
Giovanni Ludeno ("il gobbo")
Lorenzo Lancellotti (Nino)
Vincenzo Nemolato (Mister Ics)
Emanuele Nocerino (Nino bambino)


Cinque capitoli per altrettante strisce di fumetti in movimento e non potrebbe essere altrimenti: il sardo Igor Tuveri in arte Igort è il graphic noveler politico tra i più importanti dell'industria culturale italiana, quello di Quaderni Russi e Ucraini e dello stesso titolo del film che uscì nelle librerie nel 2002. Cosa buona e giusta dargli anche la regia della trasposizione cinematografica, ambientata in una Napoli del 1972 dove piove sempre e quando non è buio il cielo è plumbeo, le luci fredde come in un polar francese d'altri tempi. E il protagonista, ieratico, malinconico, saggio, è l'esecutore di un boss nella guerra diplomatica e non solo di Camorra. Una notte, un regalo di fuoco al figlio che cadrà sotto le "lacrime napulitane" e la rivoltella di un Mister Ics che legge il futuro ed esegue per conto di altri. Incattivito dalle contraddizioni ironiche e feroci della vita, alla ricerca del vero colpevole, in compagna di un fido amico, di una donna stanca, di un gobbo procacciatore di armi e di un ragazzo con i capelli afro, Peppino scopre una volta in più, un po' come insegnava al figlio quando questi era bambino e in polemica con un numero de L'Uomo Gatto, supereroe dei fumetti che scioglieva i criminali nell'acido, che il mondo è fatto di equilibri sottilissimi e i cattivi sono indispensabili quanto i fastidiosi insetti nella stabilità dell'ecosistema.

Il film si avvale di una fotografia iper-realista azzeccatissima a firma Nicolai Brüel (Dogman di Garrone), gioca con l'iconografia popolare napoletana usandone i cliché in modo straordinariamente originale. Il personaggio è ricalcato su misura della verve di Toni Servillo, deformato da una protesi curva al naso e che offre al film un respiro alla Melville, come la bellezza provata di Valeria Golino (finalmente una donna "altra" rispetto agli standard delle fiction sul capoluogo partenopeo) e la regia di Igort che almeno per la prima ora regge dei ritmi vorticosi.

Il pre-finale ha un momento di stanca, ma la chiusura è degna di un'opera che prende una città della periferia economica d'Europa e la mette al centro del noir fumettistico e non solo internazionale. Il grande cinema italiano, divertente, scoppiettante, arguto, esistenziale, che se la gioca alla stragrande con i competitor di tutte le latitudini. Volendo si può.


VP