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domenica 29 gennaio 2017

UN MONDO DI INFELICITÀ (29/01/2017)

Niente più America per gli islamici, niente più lavoro collettivo per un mondo migliore e basato sulla libertà della persona. Crescono i populismi, la xenofobia è sdoganata: i meno toccati dalla crisi, che hanno avuto modo di coltivare i propri interessi anche spirituali, hanno paura, i declassati dalla globalizzazione ringhiano. Vogliono tornare al mondo pre-internettiano, pre-digitale, pre-globale, non vogliono la competizione con gli inarrestabili cinesi e indiani come forza lavoro, desiderano dazi e privazioni delle libertà industriali, che quasi sempre corrispondono alle libertà del pensiero e alla voglia di essere curiosi. Vivere.

L'elezione di Trump e la Brexit sono il punto morto da cui noi Socialdemocratici non scappiamo: siamo in trappola, davanti ad un abisso di orrore. Abisso profondo quasi quanto quello che gli intellettuali della Repubblica di Weimar si trovarono a fronteggiare prima dell'inizio della fine della civiltà europea. Ma questo non è il tempo delle retoriche pacifiste o dei "buonismi" (mai termine è stato così usato in questi due anni di appuntamenti col Diavolo) ma il tempo della comprensione per affrontare nel possibile la sciagura che stiamo per vivere. Siamo tutti attaccati al carrozzone europeo come ultimo baluardo di un'organizzazione che mette dei valori sociali e umani come unici elementi inalienabili di un mondo che tutela la libertà individuale.

La Brexit ha sancito la necessità della Gran Bretagna, quella Gran Bretagna che abbiamo amato con la sua musica, con i suoi spazi di dolce e romantica libertà in quel di Londra insieme a tutti, in una città e mondo che è Patria di tutti, di sganciarsi dai valori e dall'idealismo di cui è stata portavoce nel Novecento per dare una collocazione alle sue periferie. È stata la vittoria degli emarginati dei film di Ken Loach, con la differenza che quest'ultimo si è schierato con l'Europa, perché non solo si può e SI DEVE criticare l'irresponsabilità del Capitale, ma anche chiudere talvolta le viscere per dare gli ultimi impulsi al cervello.

La pancia vince sulla testa e questo è l'origine di tutti i mali, insieme alla noncuranza e alla rilassatezza delle classi intellettuali egemoni che non hanno preparato l'Umanità al cambiamento che i miglioramenti dei servizi e della tecnologia per forza di cose comportano. Se ci si sposta facilmente (e si comunica su Skype ergo con una semplice linea WiFi) è chiaro che un libico o un somalo voglia sfuggire dalle baracche che lo circondano, dalla violenza dei diritti individuali negati, da un mercato distrutto da una società che non è stata capace di rinnovarsi. Che è un po' lo stesso atteggiamento di molti occidentali che vogliono chiudere le frontiere ai poveri, ai disgraziati, a coloro che non sanno cosa fare della propria vita in un paese di per sé inconsistente.

A meno che tu non venga da un paese ricco e porti i soldi: allora sei ben accetto. Altrimenti per quale motivo le restrizioni per gli arabi nella "terra della Libertà" riguardano egiziani e iracheni e non magari i sauditi e altre monarchie del Golfo, che in quanto a terrorismo non hanno da invidiare niente a nessuno? Bel mondo, davvero bel mondo! Soprattutto una grande coerenza: con i profitti delle attività Trump a Ryad, evidente!

Ma che ci vuoi fare, i poveracci africani e mediorientali non possono godere dei nostri diritti: "i nostri nonni hanno combattuto e il benessere e la democrazia nel nostro paese (quale paese? La Svezia? Ah no, l'Italia delle organizzazioni criminali in combutta con lo Stato e della diseguaglianza tra Nord e Sud. Gran paese!) se la sono guadagnata per noi".

Mentalità del branco, mentalità tribale, appartenenza geografica che dovrebbe coincidere con un'identità: nel 2017, in un mondo che ci permette di imparare più linguaggi e vivere in più posti diversi per una qualità e una quantità delle esperienze in grado di avvicinarci sempre più all'omerica "virtute e canoscenza". Eppure le persone non lottano affinché la piccola percentuale del mondo che si è arricchita si senta in dovere di sovvenzionare corridoi culturali per i meno abbienti, come piattaforme per fare continue esperienze di qualità: l'Umanità del 2017 ancora non è pronta ad un mondo che metta la Cultura e le doti della mente ai primi posti rispetto alle esigenze dell'Uomo animale che a tutto portano tranne che a giustizia e libertà per tutti.

I nostri nonni combattevano per la Patria perché non c'era altro posto dove vivere con le proprie usanze rispetto alla Patria. È una cosa bella, una cosa stimolante, una cosa attraente, seducente? No, non lo è. Preferisco sempre le storie di chi magari è andato a vivere in Siberia e ha creato ibridi culturali con gente del posto, la comunione degli intenti, la solidarietà, lo studio, la perseveranza, l'erotismo. Io non darei mai la mia vita per la Patria, perché per me la Patria (nessuna Patria) mai può essere un valore assoluto. I miei fratelli non stanno né a Messina, né a Milano, ma in ogni posto dove c'è una sala cinematografica e dove si parla di ciò che amo indissolubilmente. Ma evidentemente nel 2017 sono ancora uno dei pochi.

Trump ha vinto, la May ha vinto: ha vinto Putin e l'oligarchia reale e populista, il suprematismo nazionalista, come se quelle frontiere da me tante volte superate (con grande soddisfazione epica e arricchimento) rappresentassero una protezione dall'infelicità esterna. L'infelicità è dentro e tirata fuori dalle bocche e battute sulle tastiere di tutti quelli pronti a rimproverare ai movimenti socialdemocratici la noncuranza verso coloro che "dovrebbero" venir prima: i compaesani. E chi se ne frega se una bambina in Congo muore denutrita: la cosa importante è che mio figlio trovi lavoro e magari faccia una bella famigliola con la figlia biondina del portinaio. E tutti vissero felici e contenti.

È una guerra e, schiacciati dalle superpotenze americane, britanniche e russe, siamo pronti a morire. Nel cuore la bandiera dei diritti, che sono inalienabili anche davanti agli impoverimenti di un mondo che non riesce ad organizzarsi. I ricchi e i super-ricchi si facessero un esame di coscienza, una volta per tutte.


VP