
Di questo avviso lo sono anch'io: rivedere un film più volte altera i giudizi e non importa se una stessa pellicola, goduta in momenti diversi delle nostre esistenze, si carichi di significati diversi. Non importa neanche che un film che al tempo consideravamo brutto, visto in un'altra ottica (e con la saggezza del tempo trascorso) diventi invece un ottimo esemplare che codifichi un'epoca. Uno non dovrebbe mai scrivere la recensione di un film già visto.
E invece accade che gli amici di un cineforum ci tengano a condividere con te la visione di Frank Costello Faccia D'Angelo di Melville oppure che sfogliando le pagine di un diario scolastico degli anni '90 si scopra d'aver dato una stella su cinque a un film di John Carpenter che, rivisto in televisione qualche anno fa, di stelle ne meritava almeno due in più.
È la vita che rovina l'unicità, d'altronde siamo uomini e non macchine. Le nostre ideologie, anche le più ferme, vacillano di fronte alle attrazioni che ci seducono all'istante. Attrazioni come il trailer di un film già visto, proiettato nella sala di un cinema "moderno", che ci solletica il sentimento mentre ci prepariamo ad accogliere le immagini dei film dei nostri giorni.

Eppure, per quanto le offerte fossero allettanti, mai m'era venuto il cruccio di uscire un martedì o un mercoledì notte per un bel film visto e rivisto, peraltro "intubato" e reperibile con estrema facilità anche dalla postazione da cui sto scrivendo ora. Ma stavolta no, stavolta ci dovevo essere. Quando prima di Black Sea con Jude Law mi trovai davanti al trailer di Blade Runner - The Final Cut mi segnai la data e decisi che non me lo sarei perso.

Per chi non lo sapesse ancora, la sequenza finale della versione imposta, con Deckard e Rachel che fuggono sfrecciando su strada, equivale all'inizio di Shining con Jack Nicholson in macchina: è la stessa scena! Sarebbe a dire che le colonie dei viaggi extramondo, la destinazione finale dei due amanti, non siano altro che l'Overlook Hotel. Straordinario!

La sala è pienissima e questo non fa che confermare una cosa: la gente premia le cose che ama. 8 Euro di biglietto non sono un problema se c'è da coccolare i propri ricordi e l'amore che Blade Runner ci ha insegnato. Amore per i personaggi, le atmosfere, i destini, la storia. La visione si rivela spiazzante: ciò che sul piccolo schermo trascinava nel desiderio dell'esperienza più appagante della sala (scenografie, luci, costumi) risponde all'appello come una presenza scontata. La concentrazione dello spettatore si riversa così, inaspettatamente, sugli elementi che venivano surclassati dal potere delle immagini.
Ci si rende conto non solo di particolari difficili da catturare in TV (tipo che nell'inseguimento di Deckard contro la showgirl dei serpenti, un nano gli tira qualcosa dalla cappotta di un'auto), ma anche di buchi della sceneggiatura a cui non avevamo mai fatto caso. Anche ad esempio dei dialoghi: quel "baciami" detto a Rachel è un artifizio che rende leggermente pacchiana una scena così sensibile.

Per carità, Blade Runner rimane sempre uno spettacolo per gli occhi e per il cuore, un film nel quale ci siamo tutti noi con la nostra malinconia, coi nostri brividi. Ma tornando a casa, straniati dall'esperienza, quella recensione di Maltin ci sembra incredibilmente meno delirante.
Forse è proprio vero che i film non andrebbero mai rivisti.
VP