Roma è questa e lo è sempre stata. Nel 2016 la sola idea che a Roma non esista la Mafia (uno dei topos ricorrenti della Storia) fa sorridere, neanche più ridere, un sorriso di compatimento. Questa Roma che critichiamo perché in fondo la amiamo troppo, che vorremmo funzionasse come una Stoccolma o una Vienna: utopia folle, dato i giri di poteri che si stringono le mani al di sotto di quel Cupolone tanto coreografico quanto socialmente ingombrante. I giri di potere che ora vengono a galla tra le mail e le indiscrezioni proprio di quel movimento che ha sempre fatto (e ancora fa) dell'etica cristallina un proprio slogan, talvolta anche in modo maldestro e meschino.

Ebbene sì, cari lettori di VP-Italia: ho svenduto le mie idee politiche per un pallone. Molto italiano, non trovate? Immagino che ora starete per chiudere la mia pagina per ignorarmi per sempre ad imperitura. Ma ci sono due ultime domande a solleticarvi il gulliver: "ma allora non facevi meglio a star zitto?" e soprattutto "perché tra il 2012 e il 2014 hai partecipato attivamente alle proteste e all'ascesa del Movimento 5 Stelle in Italia?".
Ebbene no, io non voglio star zitto e sono estremamente soddisfatto di aver partecipato alla nascita di un Movimento da cui mi aspettavo determinate cose e che ha subito svolte che mi sono tuttora indigeste. Ma andiamo con ordine,

Ho sempre guardato con fascinata repulsione il modo in cui la gente continua ad affrontare le tematiche del 2016: con gli stessi strumenti del Dopoguerra, pratica che si alimenta con una sempre più crescente nostalgia del Novecento, dei suoi personaggi, delle varie situazioni economiche che si sono succedute (soprattutto in Italia, che negli anni '80 arrivò alla ricchezza vera). Tutto questo doveva finire: la sovrappopolazione, la questione climatica, le risorse gastronomiche, una Costituzione nuova che preveda la realtà di Internet, che smuove capitali e modifica i tempi di intere masse di persone. Una visione diversa del cittadino, aggiornata alle situazioni del panorama odierno.
Il Movimento 5 Stelle nei suoi primi anni, sotto la regia di Gianroberto Casaleggio (che del gruppo era il più tecnico, l'anima che davvero manca ora), si poneva esattamente in questo modo. Una piattaforma giovanile e rivoluzionaria, perennemente connessa al suo interno, in grado di spazzare via una volta per tutte il vecchiume (anche mentale) che non permette all'Italia di confrontarsi adeguatamente con gli standard occidentali.

Il Movimento ha preso una deriva anti-Euro, rilanciando sui sussidi per disoccupati e nuovi poveri, sulla cosiddetta decrescita felice in barba a tutte le operazioni borsistiche mondiali. Tornare ad un'umanità rilassata e locale, senza l'assillo di doversi continuamente con un intero mondo interconnesso e veloce. Chiudiamo Milano, Francoforte, Bruxelles, Shanghai, Wall Street, gli indici MIBTEL e NASDAQ. Non creare più una ricchezza che non ci può essere, ma distribuire in parti più o meno eque quella che già c'è. Respingere i migranti e sostenere i dittatori che, per quanto malvagi, garantiscono la stabilità.
Per un elettore del Partito Radicale (e che vedeva nel Movimento 5 Stelle una sorta di Partito Radicale del XXI secolo) tutto ciò rappresenta la strada sbagliata per il reale miglioramento di una città, di un paese, di un mondo. Infatti il Partito Radicale è tornato ad appoggiare le istanze del centrosinistra e con il cuore in mano la mia penna è andata a finire su quel PD che ho sempre detestato e che detesto tuttora, ma rappresenta al momento l'unica alternativa ad una destra conservatrice contraria ai miei ideali progressisti e a tutti i movimenti anti-europeisti che si nutrono della crisi economica e della crescente povertà puntando il dito dalla parte più sbagliata.
Tutto il casino che i fatti del Campidoglio hanno portato alla ribalta nell'opinione pubblica (una sorta di perdita della verginità del movimento) rappresenta la riscossa morale del Partito Radicale. Un partito che si è sempre alleato con chi gli convenisse (pure con la destra e ciò che a molti sembra una debolezza irritante in realtà è forza suprema) per portare avanti quelle piccole battaglie (l'aborto, il divorzio, i diritti delle donne, le riabilitazioni dei carcerati in strutture adeguate) che hanno reso da 40 anni l'Italia un paese moderno, se non in linea quantomeno credibile internazionalmente.
Un partito idealista, che dimostra come la vera essenza ideale si debba confrontare con piccole cose, piccoli mosaici di un puzzle più grande. Il Movimento 5 Stelle, tra la testa e la pancia dell'elettore medio, ha scelto lo stomaco. Intercetta teorie complottiste e visioni da setta vegana, che, pur avendo le proprie legittimità, si pone come taglio drastico delle consuetudini malsane, senza andare strettamente sul tecnico, ma spesso subordinando quest'ultimo all'ideologia.
Gli ideali sono fondamentali, ma in primis l'Italia ha bisogno della tecnica e dell'equidistanza. Per tutto il resto, fuori dal Parlamento, ci sono i Radicali. Che guardano in Europa, protestano e si prostrano: in fondo è un po' come essere puttane, di quelle che però portano a casa i soldi. E se il Movimento 5 Stelle fosse davvero diventato una puttana con un'etica (estetica) d'oro, come molti tipo me avevano sperato, allora non avrebbe avuto senso quel voto per un pallone, una maglia, un goal in un impianto nuovo. Colpa vostra.
VP