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giovedì 23 febbraio 2017

RIVEDERE TRAINSPOTTING IN SALA (23/02/2017)

Scegliete la vita! Pacifica o violenta, dolce o degradata, basta che vita sia. E se vi è più comodo scegliete un lavoro, l'apriscatole elettrico e il maxi-televisore del cazzo. Scegliete gli amici, quelli con cui mettere in atto una rapina e correre all'impazzata per le strade diroccate di Edimburgo, strade che pullulano di drogati come voi, drogati che in fondo sono anche ragazzi di buon cuore. Tutti tranne Begbie, che è uno scoppiato, uno capace di uccidere un tizio solo per un crunch di patatine durante una partita a stecca. Uno da fregare, per tornare a camminare verso il futuro, senza droga, con l'apriscatole e il televisore e un'esistenza felice finché non morirai.

Trainspotting del regista di Shallow Grave (ovvero il film del '94 che noi conosciamo come Piccoli Omicidi Tra Amici) iniziava così, con una lunga sequenza d'introduzione, in cui il montaggio iperattivo, strizzando l'occhio ai ritmi di MTV, passava in rassegna ogni personaggio e tema del film. C'è l'ambientazione Scottish, le strade incasinate, gli incidenti, l'eroina e la partita di calcetto: l'ozio tra amici che non è altro che un collante di esistenze inutili e da consumare come una pasta passata di lingua in lingua.

Il romanzo dell'indigeno Irvine Welsh (Leith, Edimburgo) era ambientato negli anni '80 britannici della Thatcher, anni di ultra-liberismo e ultra-violenza, ultra-sballo con droghe pesanti e Ultrà negli stadi capaci di atti orrendi. Uno scozzese lasciava i suoi paesaggi verdi in cerca di fortune a Londra, come Renton e i suoi della banda, che nella capitale dell'Impero riescono in un colpo di nientemeno che 14 mila sterline. In discoteca mettono Temptation degli Heaven 17, Atomic dei Blondie e gran parte del repertorio New Wave che fece il mito musicale degli anni '80 nel Regno Unito.

Una ragazza collegiale rimorchiata fuori dal locale, con presunto innamoramento di Renton, canta anche lei Temptation, ma non degli Heaven 17, che si ascoltano proprio ad inizio scena, bensì dei New Order. E così fa quando Renton sta male, quando in cameretta viene assalito dalle proprie ossessioni: un Begbie sotto le coperte che prenderebbe quello schifo in vena a calci in culo, il figlio neonato e neomorto di Sick Boy che cammina sul soffitto, genitori in quiz televisivi a premi che rispondono a domande sull'AIDS. Ancora uniforme, ancora Temptation.

Film sui veri anni '80 britannici, scritto da un grande dropout dell'epoca, che diventa un film iconico del decennio successivo. Come Pulp Fiction, che invece era un'emanazione dei '70. Born Slippy degli Underworld come colonna sonora di un decennio di giovanilismo e ricerca di una felicità collettiva. Non solo nella droga, non solo immergendosi nel peggior cesso della Scozia. Quando uscì nel '96 rimanemmo tutti senza fiato: era un film che procedeva ad accelerazioni continue. Danny Boyle mostrava una capacità di sintesi e di eclettismo narrativo in grado di sbalzarci in avanti e indietro nel tempo con un'omogeneità tra gli elementi davvero sorprendente.


Rivisto oggi, con occhi e mente abituati al multitasking e ad ogni stratagemma narrativo possibile ed inimmaginabile, è un film davvero ingenuo nel presentare una realtà così ricreata e deformata dalle soluzioni visive che ogni grosso tema del romanzo di Welsh ne risulta indebolito. L'estetica prende l'intero sopravvento dell'opera. È un film meno drammatico, molto più legato ad un revival che ci riporta a quando eravamo adolescenti (all'uscita il sottoscritto era appena quattordicenne, giusto in tempo per non farsi colpire dal divieto ai minori).

A quanto eravamo ingenui anche noi.


VP