

Ma a fare da contraltare c'è la grazia soave delle ragazze, che si trovano in balia di una magione infestata di vermi e con la presenza di una Strega che dorme nelle stanze attigue: Strega visibile oltre i riflessi di luci emanate dalle tendine quando ci si ritrova tutte insieme, perché l'escalation di orrore non ha mai fine. E tra un maggiordomo con la dentiera nuova che parla solo rumeno, una vecchia babooshka russa con bimbo biondo al seguito, capace di artifizi magici e maligni, e un ballerino con la faccia timida, ma forse anche un po' furbetta, di Miguel Bosé e che ad un certo punto non si sa che fine faccia, maledette sceneggiature dei film di Dario Argento, lo svelamento dell'arcano non può che portare alla distruzione di tutto. Il fuoco brucia, la pioggia lava, le palline della decorazione di un pavone imbalsamato fanno il rumore che porta allo scontro finale.

Fosse veramente tutto così il cinema argentiano, barocco, estremo, potrebbe anche rivivere ai giorni nostri e non rimanere alla dimensione di quei formati cinematografici, quei colori saturi della pellicola fatta in un certo modo e anch'essa di per sé feticcio. Perché Dario Argento dopo la Sindrome Di Stendhal (1996) non ha azzeccato un film che sia uno, presentando porcherie come La Terza Madre, che dovrebbe essere il secondo seguito di Suspiria dopo Inferno (1980). Perché il pubblico è cambiato e lo stile dei suoi anni migliori è completamente obsoleto per le necessità del pubblico orrorifico odierno.
Ma questo sarebbe potuto cambiare qualora Argento avesse fatto scelte diverse, magari spingendosi ancor di più nei territori dell'avanguardia cinematografica evitando che il suo modo di fare Cinema (che ha fatto scuola per un'intera generazione italiana di filmakers "de paura" degli anni '80, da Claudio Fragasso a Lamberto Bava) diventasse negli anni una specie di marchio di fabbrica con i suoi archetipi scontati.

Ad ogni modo i film di Argento, anche i migliori, hanno tutti un grandissimo difetto: la recitazione da cani, con sovente uso di un doppiaggio in post produzione. Un obbrobrio che risalta soprattutto da quando il "maestro" ha deciso (da Trauma, 1993) che le candide protagoniste delle opere maggiori (Jessica Harper in questo caso, la sconvolgente Jennifer Connelly per Phenomena) sarebbero state rimpiazzate dalla cara figliola Asia. E la scrittura, che è altra parte debolissima nella cinematografia argentiana, non aiuta: dialoghi imbarazzanti, che spesso rovinano la maestria della messa in scena. Una regia che dà il meglio di sé nell'horror molto più che nel thriller (L'Uccello Dalle Piume Di Cristallo) e che regge il gioco di colori e atmosfere finché non sente l'inutile necessità di sciogliere gli intrecci, con risoluzioni sempre forzatissime forse ad eccezione di Profondo Rosso.

Lo spettatore degli anni '70 era bramoso di spiegazioni, Argento gliele dava e perciò veniva insignito del titolo di Maestro dell'Orrore. Un titolo destinato a finire dagli anni '90 in poi.
VP