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lunedì 24 giugno 2019

Under the Silver Lake (2018) by David Robert Mitchell


Under the Silver Lake (2018)
di David Robert Mitchell

Andrew Garfield (Sam)
Wendy Vanden Heuvel (topless bird woman)
Riley Keough (Sarah)
Riki Lindhome (actress)
Jeannine Cota (botox reporter)
Chris Gann (Jefferson Sevence)
Callie Hernandez (Millicent Sevence)
Jessica Makinson (Mrs. Sevence)


Un ragazzo vive a Los Angeles in un condominio in affitto, con i balconi interni, che danno su un cortile con piscina, da cui scrutare col binocolo tutti i movimenti. In televisione si parla della scomparsa di un tycoon, per le strade è un via vai di puzzole che rendono l'aria irrespirabile e nel condominio arriva una sfacciata biondona che scatena le furie della bellezza di un tempo, perennemente a seno nudo, che dalla facciata opposta urla la sua rabbia per il chiasso che sovrasta i versi dei propri adorabili pappagalli. La bionda invece ha un cane e il ragazzo s'ingrazia prima quest'ultimo (che deve stare assai attento perché c'è anche un serial killer dei cani che si aggira attorno a Silver Lake), per poi allacciare con la padrona che si dimostra gentile e disponibile e attorniata di strane figure. Sembra l'inizio del sogno di ogni ventenne, anche se precario, come il protagonista: in realtà è l'inizio dell'incubo, perché lei scompare di punto in bianco e lui ha la brutta idea di andarla a cercare, anche in barba alle minacce del capo dello stabile di sfrattarlo nel giro di 4 giorni. L.A. diventa uno strambo paese delle meraviglie, che nasconde orrori, logge e simboli sotto il tappeto della patina hollywoodiana. È una caccia al tesoro pericolosissima che porta il personaggio a mettere in dubbio tutto il mondo, non solo necessariamente il suo.

È una delle pellicole più stravaganti, buffe e sorprendenti degli ultimi anni, soprattutto nel panorama del cinema statunitense. Diretto benissimo dall'autore dell'acclamato (forse più del dovuto) horror It Follows, è una via di mezzo tra gli universi giovanili e immorali di Bret Easton Ellis (che ovviamente ne è stato entusiasta) e un remake di Blue Velvet, con tanto di personaggi come un re dei barboni e un Gesù ascetico circondato di bellezze femminili che sembrano venuti fuori per l'appunto da un Lynch d'annata, però con i colori sgargianti e i riferimenti più aderenti alla California del reale e nel cinema. Dentro ci sono anche Paul Thomas Anderson (Inherent Vice) e Gregg Araki, ma il film non dà mai l'idea di essere un derivativo, bensì splende di un'aura artificiosa tutta sua. E riesce continuamente a spiazzare con un andamento narrativo che tende al beffardo, catturando lo spirito di una città che lega l'industria cinematografica ad un sommerso fatto di ricchezza occulta, complotti e (passaggi) segreti.


VP