Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

venerdì 8 novembre 2019

Parasite (2019) by Joon-ho Bong


Gisaengchung (2019)
di Joon-ho Bong

Kang-ho Song (Kim Ki-taek)
Yeo-jeong Jo (Park Yeon-kyo)
So-dam Park (Kim Ki-jung)
Woo-sik Choi (Kim Ki-woo)
Sun-kyun Lee (Park Dong-ik)
Ji-so Jung (Park Da-hye)
Seo-joon Park (Min)
Jeong-eun Lee (Moon-gwang)


Una famiglia composta da madre, padre, figlio e figlia, vive in uno scantinato bersaglio dei bisogni di un ubriaco che quotidianamente si trascina e degli insetti che infastidiscono i brindisi per i wi-fi agganciati gratuitamente e le altre soddisfazioni grame di una vita povera di un paese dove il benessere ci starebbe pure. Una ditta di disinfestazione emana i vapori velenosi e il pater familias decide di lasciare aperta la finestra (e uccidere le blatte interne) mentre prova in velocità a chiudere le confezioni di pizza da asporto come la compagnia vorrebbe. Non ci riesce e sembra di scendere ancora uno scalino al di sotto della soglia di povertà ma c'è un'occasione di riscatto: un amico del figlio raccomanda quest'ultimo a una famiglia ricchissima di Seoul fatta di madre apprensiva, padre ingegnere e spesso fuori casa, un figlio scalmanato e dalle vene artistiche (tipo quadri cubisti), un'adolescente riservata e studentessa di lingue straniere e un'inserviente storica che conosce quella villa di alta architettura così bene da esserne quasi la vera padrona. Il figlio povero si muove con la sorella per falsificare documenti e adattarsi al ruolo di insegnante di inglese per l'adolescente ricca: mano a mano troverà il modo di far entrare nello sgargiante mondo alto-borghese chiaramente la sorella (a contatto con il bambino), il padre come conducente d'auto e la madre come inserviente facendo leva sulle debolezze di un nucleo dall'apparenza stabile. Finirà malissimo.

La Palma D'Oro a Cannes 2019 è un racconto di lotta di classe ormai marchio di fabbrica di Joon-ho Bong, che con Snowpiercer l'aveva sedimentata perfettamente in un contesto di genere che ne rafforzava le particolarità e il ritmo, e del cinema dell'unico paese ormai in contrastante contatto con il Comunismo Reale: una cosa davvero curiosa che sia la ricchissima Corea Del Sud a sentire e riproporre il tema del divario tra ricchi e poverissimi, per quanto estremamente ostile verso il regime del Nord. E proprio dalla Corea arriva anche un'idea di nuova povertà, estremamente diversa da quella di matrice neorealista o proveniente da altri paesi asiatici come l'Iran in cui essa coincide con un limitato livello d'istruzione e di immaginario di vita. I poveri del libero mondo coreano sono degli istruiti poliglotti che in abiti diversi riuscirebbero a competere, se non a superare, i benestanti non appena vi si presenti l'occasione. La lotta di classe così diventa un momento di attesa dello spiraglio giusto per muoversi e se non rovesciare il sistema quantomeno distruggerlo dal di dentro, anche a costo di lasciarsi trascinare negli inferi da e con esso.

Dopo Mademoiselle di Park Chan-wook e Burining di Lee Chang-dong (che trattavano lo stesso tema con approcci diversi ma con il medesimo punto di vista ideologico), Parasite sembra la conclusione di una trilogia involontaria che vede i tre maggiori autori sudcoreani fronteggiarsi sul medesimo piano concettuale in cerca della resa estetica che ne valorizzi al meglio lo scopo. E paradossalmente il film Palma D'Oro risulta il più schematico, archetipico e tagliato con l'accetta: un gioco al massacro che ha momenti sublimi di grande cinema (la festa finale del figlio, l'acquazzone che inonda le strade della periferia per allagare completamente lo scantinato di famiglia, lo svelamento del segreto della villa) che pur mantenendosi ai massimi livelli soccombe in eleganza strutturale con Park Chan-wook e nella poetica intimista con Lee Chang-dong.

Il regista ottiene il massimo riconoscimento per un film d'arte con un'opera potente la cui freddezza stilistica si fa metafora delle diseguaglianze, della mancanza di solidarietà e del raggiro come unica via per rimettere in moto l'ascensore sociale: non la sua migliore. E in questi mesi dalla Corea si è visto di meglio.


VP