Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

lunedì 30 settembre 2019

Burning (2018) by Lee Chang-dong


Beoning (2018)
di Lee Chang-dong

Ah-in Yoo (Lee Jong-su)
Steven Yeun (Ben)
Jong-seo Jun (Shin Hae-mi)
Soo-Kyung Kim (Yeon-ju)
Seung-ho Choi (Lee Yong-seok)
Seong-kun Mun (lawyer)
Bok-gi Min (judge)
Soo-Jeong Lee (prosecutor)


Un giovanissimo magazziniere, timido e taciturno, entra con la merce in un negozio, al cui esterno due ragazze immagine si danno da fare con i balletti e un bingo con orologio femminile come premio: una delle due fa vincere proprio lui, che non ricorda affatto quel volto che invece apparterrebbe al passato scolastico in una località bucolica di fattorie e serre (e pozzi dentro cui si cade) nell'immediato confine con la Corea Del Nord. Eppure quella ragazza, che una volta era considerata da lui brutta, lo seduce con la pantomima, un appartamento freddo e minuscolo e perennemente in disordine e un gatto desaparecido, ma che forse neanche esiste (e secondo l'arte gestuale che lei affina giorno per giorno bisognerebbe scordarsi che tutto ciò non esista, anche solo per godere del succo di un'arancia anch'essa immaginaria) e a cui il giovane deve dare da mangiare mentre lei se ne vola in Africa alla ricerca della fame di conoscenza che hanno solo i "grandi affamati". Lei torna dal Kenya con un nuovo amico, un rampollo della Seoul ricca, con una Porsche tra le mani e abitante con gli amici suoi affini di loft centrali e di quella pulizia asettica mischiata all'aroma del buon vino. Ad un certo punto questi tre poli, tanto educati quanto idiosincratici, prenderanno le proprie vie naturali e lo scontro animale è imminente. Perché il magazziniere sarà anche tale, ma sogna la grande letteratura da amante di Faulkner; il ricco è uno dei tanti Gatsby che stanno a Seoul, ma trova conforto soltanto dando fuoco alle serre abbandonate; lei si lascia trasportare dalla marijuana in una perdizione con la natura.

Quello di Lee Chang-dong è un cinema che vive di spiritualità inespresse e snodi narrativi accennati e non del tutto chiari. Come la natura e gli spazi interni nascondono i propri meandri e i sentimenti contrastanti, così il grande mistero del vivere esce fuori in tutta la sua incompiuta sensatezza: il non spiegabile frutto delle follie, delle ossessioni e degli interrogativi esistenziali che ogni personaggio coltiva nella propria intimità. Burning è un film di solitudini intrecciate e che procede nella distruzione di ogni legame umano stabile portando alla ribalta la scomodità degli immaginari distanti e delle intenzioni di vita che compongono il senso di una felicità possibile. In mezzo a tante parole, agli sguardi incrociati, alle formalità di rito, ai silenzi ambigui, ai vuoti interiori e degli ambienti c'è sempre il terrore certo della propria dimensione unica, che non trova né nel sociale né tantomeno nell'intimo una forma di solidarietà tra le parti o un punto di incontro che non sia distante nell'immaginario dei rapporti ideali.

Partendo da un piccolo racconto di Haruki Murakami il regista piega una forma di thriller ibrida ad un minimalismo narrativo e della descrizione dei caratteri che fa di Burning una delle opere più potenti della già floridissima produzione sudcoreana, che con una schiera di autori ormai internazionalmente riconosciuti e riconoscibili, anche nella diversità dello stile, si impone come prima avanguardia del cinema d'autore. E non solo nel continente asiatico.


VP