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martedì 11 giugno 2019

Wolf Call - Minaccia In Alto Mare (2019) by Abel Lanzac

Diceva un simpatico personaggio dei videogiochi degli anni '90: "talvolta dovrei trovare più tempo per parlare con le donne!". Anche se poi parlando con le donne ti arrivano strane richieste di recensioni, come un film tecnico di sottomarini che mai ti aspetteresti proposto da un esponente del gentil sesso: un po' come se negli anni '80 ne avessi portato uno a vedere al cinema U-Boat 96 di Wolfgang Petersen. Avreste scommesso che quella sarebbe stata l'ultima nostra uscita? Io sì. Ma tant'è: quest'anno in Francia e nel mondo è uscito un filmone francese che vuole emulare la potenza produttiva di Hollywood sprofondando sotto i mari e facendo girare le cervella coi radar e gli ordini urlati davanti al pericolo.

Un'occasione troppo ghiotta per rispolverare la vecchia, carissima, sezione sui film a voi cari e che il vostro affezionatissimo non può esimersi a sfondare.

Dedicato a B.


Le Chant Du Loup (2019)
di Antonin Baudry

François Civil (Chanteraide)
Omar Sy (D'Orsi)
Mathieu Kassovitz (Alfost)
Reda Kateb (Grandchamp)
Paula Beer (Diane)
Alexis Michalik (Second SNLE-B2R)
Jean-Yves Berteloot (Commandant CIRA)
Damien Bonnard (Officier navigation SNLE)


Diceva il grande Jean-Luc Godard: "la mia pena per il cinema francese è quello di avere tante idee e pochi soldi, la mia pena per il cinema americano è quello di avere tanti soldi e poche idee". Poi ci sono quelle volte che i francesi, inclusi quelli leggendari della Pathé, cercano di concorrere mettendosi sul piano degli americani e negli ultimi 30 anni questo spirito di competizione ha avuto un nome: Luc Besson. Perché lo si faccia nel paese che storicamente ha rappresentato l'alternativa ai modelli americani non è dato saperlo, ma qui c'è la crème de la crème del cast francofono (Reda Kateb, Omar Sy, addirittura il regista de L'Odio Kassovitz in veste di capitano del sottomarino... addirittura la tedesca Paul Beer ovvero la musa di François Ozon in Frantz) al servizio di Antonin Baudry in arte Abel Laudry, che non è un regista, bensì un ex diplomatico e fumettista riciclato nella regia.

E si vede perfettamente: il suo (primo) costosissimo film è zeppo di dettagli tecnici e di gerghi gerarchici ovvero tutto ciò che spesso difetta nelle produzioni anche super di questo tipo. Qui è il contrario, sembra tutto straordinariamente esaustivo quanto mancante di cinema: lo script non riesce a creare un climax ideale a coinvolgere in una storia che inizia in Siria, col rilevamento da parte di uno specialista delle onde acustiche di un altro sommergibile dei cattivissimi russi, diventa nella parte centrale una sorta di Top Gun con i militari delle profondità del mare al posto degli aviatori e storia d'amore che rimane in canna, e uno sviluppo del finale davvero attorcigliato ambientato nel mare di Barents dove tutto viene messo in discussione. Si rischia l'auto-catastrofe.

Se spettacolo deve essere, spettacolo sia. Vanno bene le imprescindibili, dati i costi, inquadrature subacquee e le competenze mostrate nelle situazioni di rischio. Ma tutto non giustifica le quasi due ore di mattanza verbale.


VP