Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

giovedì 13 giugno 2019

Climax (2018) by Gaspar Noé


Climax (2018)
di Gaspar Noé

Sofia Boutella (Selva)
Romain Guillermic (David)
Souheila Yacoub (Lou)
Kiddy Smile (Daddy)
Claude-Emmanuelle Gajan-Maull (Emmanuelle)
Giselle Palmer (Gazelle)
Taylor Kastle (Taylor)
Thea Carla Schott (Psyche)


E dunque pure in Italia esce in sordina, a giugno, in poche sale e con un anno di ritardo l'ultimo delirio di quell'animale da festival di Gaspar Noé. Un film che inizia con un corpo femminile agonizzante sulla neve, tinta rosso sangue, per poi riavvolgere i nastri nel grande calderone di una sala da ballo dove scopriremo ciò che è successo. E così parte Supernature di Cerrone e i corpi scolpiti, fragili e snodati dei ragazzi si animano come se i rintocchi della Disco Music degli anni '70, assorbiti almeno due decenni dopo, fossero pulsazioni arteriose. Succede di tutto, da dichiarazioni d'amore, a liti furibonde tra gay a una madre che lascia il figlio rinchiuso in una camera. Un musical barocco dove ancora una volta il caro Gaspar, dopo Enter the Void, si diverte con la nostra nausea: sposta la camera sopra, sotto, di sbieco ad un certo punto mette l'immagine sottosopra.

Il trionfo del pretenzioso e dell'autoreferenziale, un simbolismo (i colori della bandiera francese dominanti e sottolineati nelle interviste dello stesso autore) che più banale, inutile e vuoto non si potrebbe. Eppure c'è un "ma" a salvare la baracca: Gaspar Noé, che ricordiamo sempre per lo stupro di Monica Bellucci nel pessimo Irréversible, è di una sfacciataggine irritante ma pur sempre consapevole del proprio essere ardito. Forse non si rende conto della superficialità del tutto, dal suo dilatare i titoli di testa a un terzo del film al lasciare lo spettatore in balia di neon lampeggianti da epilessia. Il suo cinema diventa film dopo film sempre più gratuito e sposta l'asticella del vedibile ancor più ai margini delle già di per sé oscure periferie del buon senso e del cattivo gusto.

Per quanto si senta evidentemente un genio della Settima Arte, addirittura c'è chi si è permesso di accostare questa roba ai capolavori di Max Ophüls (Il Piacere, 1952), forse anche in modo involontario Gaspar Noé più di tanti altri, anche più di autori "delicati", riesce a catturare lo spirito del tempo. Mette in scena un caleidoscopio giovanile dove il sesso, il sentimento, la procreazione, i rapporti nel mondo non trovano più un'architettura etica a cui aggrapparsi. In questo senso Climax si incarta in una dimensione tragica, in cui oltre lo sfruttamento strumentale c'è un disperato abbandono e una profonda angoscia di (e per) un mondo che non si salverà.

Rimangono solo tanto rumore e corpi che si agitano.


VP