Martyrs (2008)
di Pascal Laugier
Morjana Alaoui (Anna)
Mylène Jampanoï (Lucie)
Catherine Bégin (Mademoiselle)
Robert Toupin (le père)
Patricia Tulasne (la mère)
Juliette Gosselin (Marie)
Xavier Dolan (Antoine)
Jean-Marie Moncelet (Étienne)
L'horror più sconvolgente degli anni Duemila e stavolta non si tratta di un'iperbole o di uno slogan commerciale. Il francese Pascal Laugier si sposta in Québec e supera di gran lunga Eli Roth e la saga di Hostel, spostando l'asticella dello splatter e del vedibile ancora più in là rispetto a Guinea Pig. C'è chi in sala ha sofferto malori (una ragazza al Festival Di Roma, dove il film è stato presentato, è andata in tachicardia) e questo forse non succedeva proprio da Cannibal Holocaust e robe esibizioniste degli anni '70. E se lo splatter è un genere artisticamente valido e l'horror si basa anche necessariamente sul malessere dello spettatore c'è da dire che Laugier ha colto nel segno. Segno rigorosamente posto nelle parti basse.
Colpisce durissimo Martyrs, brucia come carne essiccata al sole: fa tanto male che si avrebbe voglia di parlarne per l'appunto malissimo, restituire l'agonia con gli interessi. Magari criticarne duramente la forma diseguale: difatti inizia come uno dei tanti survival horror, con una famiglia del Mulino Bianco che viene assaltata da una ragazza con le visioni e dal passato oscuro; poi chiaramente i piani si ribaltano e da metà film la visione si tramuta in pratica in una camera da mattatoio.
Però Laugier, che in un certo senso vuole davvero stravincere, gira benissimo, non c'è scena che non sia tecnicamente impeccabile. E non solo, il film pur nella sua incredibile crudeltà ha anche una morale della visione, una sua delicatezza di sguardo che rende tutto ancora più insopportabile. Il malessere è assicurato e sfido a trovare una persona che possa rimanere impassibile davanti ad una storia che da un lato fa il verso a Rosemary's Baby, senza però l'autorialità gotica né la riservatezza di Polanski, dall'altro pesca di gran gusto nel torbido della follia umana.
Se negli anni Duemila si può dire ormai di aver visto tutto... be' questo è il film che non si era visto e che ancora rappresenta una sfida per il povero, inerme spettatore. Scusate se è poco.
VP