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giovedì 6 dicembre 2018

Un Affare Di Famiglia (2018) by Hirokazu Koreeda



Manbiki Kazoku (2018)
di Hirokazu Koreeda

Lily Franky (Osamu Shibata)
Sakura Andô (Nobuyo Shibata)
Mayu Matsuoka (Aki Shibata)
Jyo Kairi (Shota Shibata)
Miyu Sasaki (Yuri)
Sôsuke Ikematsu (4 ban-san)
Yûki Yamada
Moemi Katayama


Tante persone sotto uno stesso tetto sono automaticamente una famiglia? E una bambina abbandonata in uno stabile è giusto che venga tolta dai pericoli? Tolta da estranei, s'intende... ed è giusto rubare nei negozi o nei supermercati quando non si ha quasi niente, forse ad eccezione di quelle imprese che sono fallite o quantomeno sono in difficoltà, giusto per condividere uno stesso dolore, quello delle persone vere e non solo delle cose sottratte. Il dolore di un passato che ha lacerato le anime, passato che tornerà inevitabilmente. Dolore e passato che creano una coscienza collettiva che non coincide con le regole e la morale comune della società tutta.

Il film vincitore della Palma D'Oro a Cannes 2018 parla di tutto questo e lo fa con semplici gesti, semplici inquadrature e con una storia talmente semplice che a metà film sembra già aver detto tutto. E invece non è così... anzi, proprio da quando la bambina (una sorta di piccola, graziosa Kaspar Hauser del Sol Levante) dalle braccia tumefate viene accolta da una sorta di altrettanto piccola comune (e inizia a svelarsi il vero mistero che intreccia i rapporti dei sei personaggi attorno a cui ruota l'opera), il film supera le aspettative dello spettatore e lo trascina in un vortice di domande morali e narrative che ne costituiscono il valore profondamente filosofico.

Un'opera immersa in sfondi normali e proprio per questo inquietanti, abitati da gente dichiaratamente distante dalla normalità, che vuole sentire l'affetto con gli abbracci e invece è relegata ai margini di una società forse razionalmente giusta ma freddissima. Koreeda ha una capacità di sintesi sopraffina, sofistica con i suoi dubbi d'artista una falsa semplicità dello sguardo quasi neorealista, con pochi tocchi restituisce un tratteggio dei caratteri completo e a tutto tondo come un Ozu contemporaneo.

È l'opera più bella forse degli ultimi anni, sicuramente del 2018. Quasi sembrerebbe riduttivo definirlo un capolavoro assoluto, ma tant'è...


VP