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mercoledì 30 maggio 2018

Solo: A Star Wars Story (2018) by Ron Howard


Solo: A Star Wars Story (2018)
di Ron Howard

Alden Ehrenreich (Han Solo)
Joonas Suotamo (Chewbacca)
Woody Harrelson (Beckett)
Emilia Clarke (Qi'ra)
Donald Glover (Lando Calrissian)
Thandie Newton (Val)
Phoebe Waller-Bridge (L3-37)
Paul Bettany (Dryden Vos)


Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, il prezzo del carburante e altri combustibili fossili è salito ai livelli dell'oro e un giovane valoroso, nel ghetto più putrido che ci sia, sogna di diventare un pilota e portare dietro con sé la sua splendida fanciulla. Solo che i due, mentre cercano di passare i controlli dell'immigrazione verso un mondo meno sporco, vengono scoperti nel loro status di clandestini e allora lei viene sequestrata mentre lui sfugge incappucciato a dovere riuscendo a perdersi tra la folla per poi scegliere la strada più sicura: arruolarsi da volontario nella legione imperiale. Solo che Han non ha un family name, in realtà forse ce l'avrebbe ma è meglio non dirlo all'ufficiale, che vedendolo solo ha il genio di affibbiargli il nome di Solo per l'appunto.

È la genesi di quel personaggio che nella saga originaria di Star Wars aveva il ghigno autoironico di un allora giovane carpentiere (era il suo reale lavoro prima di Hollywood) che prendeva il nome di Harrison Ford e che aveva il compito preciso, in sede di scrittura, di controbilanciare in chiave opportunista e di rifiuto perpetuo della chiamata (in quel di Tatooine) il chiaro destino eroico di Luke Skywalker. Non si può pensare a Han Solo senza il fido bipede peloso Chewbecca (uno Wookiee secondo l'enciclopedia della saga) e senza soprattutto quel sogno di postazioni spaziali equipaggiate di tutto (anche di leve per l'iperspazio) che è il Millennium Falcon.

Solo: A Star Wars Story di fatto vive soprattutto dei rispettivi incontri dell'eroe con i suoi due più grandi compagni di avventure e arricchisce la saga di Star Wars con una narrazione precisa di questi eventi al pubblico. Howard e gli sceneggiatori Jonathan e Lawrence Kasdan (ebbene sì, quello de Il Grande Freddo, The Big Chill, 1983) rendono un buon servizio al background del personaggio; dopodiché la vicenda di una potente associazione in perpetua ricerca di materia prima energetica e anche la storia d'amore tormentata e incompiuta tra lui e lei lasciano abbastanza il tempo che trovano.

Ron Howard non riesce in ciò di cui invece era stato capace Gareth Edwards nel primo spin-off della nuova ondata di produzioni stellari targate Disney: la forza e la bellezza di Rogue One era nel suo incastonarsi perfettamente in un buco temporale che i precedenti capitoli della trilogia non si erano preoccupati di riempire. Offriva ad un universo già florido di suo nuovi modellini accattivanti (navicelle, androidi) esaltando il fan di Star Wars con incontri a sorpresa anche con vecchi amici. Qualche sorpresa il film di Howard effettivamente la riserva, anche se suona un po' strano che il personaggio più enigmatico che scopriremo alla fine sia ancora vivo, vista la sua appartenenza alla seconda trilogia degli anni 2000 (i prequel di quando Anakin Skywalker era ancora un ragazzo... e dovrebbe combaciare con la giovinezza anche di Han Solo, mah...), così come più di un ambiente ricreato funziona assai bene.

Fatto sta che il secondo spin-off targato Disney è un deciso passo indietro rispetto a ciò che vedemmo due anni or sono.


VP