Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

domenica 27 maggio 2018

Dogman (2018) by Matteo Garrone


Dogman (2018)
di Matteo Garrone

Marcello Fonte (Marcello)
Edoardo Pesce (Simoncino)
Nunzia Schiano (Simoncino's mother)
Adamo Dionisi (Franco)
Francesco Acquaroli (Francesco)
Alida Baldari Calabria (Sofia)
Gianluca Gobbi (restaurateur)
Aniello Arena (policeman)


Marcello è un ometto minuto e sensibile, separato con figlia e che rivolge le sue cure per professione ai cani che lava con meticolosità e pazienza. Marcello ha un grosso problema, da cui vengono tutti i suoi guai: vive e opera in un posto lontano dalla giustizia che non sia quella fai da te o del patto sociale con una piccola comunità di negozianti (un compro oro attiguo al suo dogsitting studio, un ristorante di pesce e una sala slot) nella sabbiosa e livida periferia di Roma. L'habitat naturale per un altro animale, assai più ingombrante e aggressivo dei cani che ringhiano: un bestione dal pugno facile, sempre in cerca dello sballo da cocaina e che non si fa minimamente problemi a prevaricare tutti in modo crudo e sfacciato. E chi meglio di Marcello, che forse sente per lui un sincero sentimento di amicizia, può farsi sottomettere dalla mattanza fisica e psicologica? I soldi non bastano mai, la droga non lascia scampo ad un attimo di umanità... un muro vuoto è una tentazione troppo succosa per non provare l'ennesimo colpo (dopo un cane guardia messo in freezer a cui il buffo eroe canaro non ha lesinato di dare soccorso) e inguaiare ancor di più Marcello. Che non parla e non firma: se ne va dritto al gabbio, in attesa di un gesto d'onore (sempre i soldi in mezzo) da parte del "complice". Speranza vana: le urla alla motocicletta nuova di zecca che ringhia da un lato all'altro della strada si perdono nel vuoto. Non resta che attuare il piano, il proprio piano, che porrebbe fine alle sofferenze tanto di Marcello quanto del vicinato, che intanto lo allontana sempre più, bollato come ladro e traditore della stessa comunità. Si finisce con un sacco e il solito spettrale paesaggio suburbano alle spalle: oltre le palazzine grigie non c'è nulla di lontanamente conciliante.

Matteo Garrone dopo lo straordinario exploit internazionale de Il Racconto Dei Racconti torna alla suburbia tanto cara, quella più vicina all'Imbalsamatore e ai mondi tossici caligariani. Lo fa prendendo spunto dalla vicenda di Pietro De Negri, in arte "er canaro", che negli anni '80, vessato dai soprusi di un pugile violento, non ha potuto fare a meno di diventare il mostro da sbattere in prima pagina. Garrone trasla la vicenda ai giorni nostri, offre a Marcello Fonte (premiato a Cannes) un ruolo che si adatta alla sua bassa statura e alla malinconia amorale del borgataro vittima del suo stesso background. La messa in scena è lucida ed efficace: Garrone si muove sempre a un palmo dal personaggio e per il pubblico è impossibile non provare empatia, per un'anima gentile in un mondo ancora una volta meschino e violentissimo, dove non può esistere coscienza se non quella individuale del pesce grosso mangia pesce piccolo.

È evidente che uno scenario del genere, ricostruito in modo asciutto e appropriato, abbia bisogno del supporto di una scrittura in grado di giustificare ogni passaggio psicologico che lega soprattutto i due personaggi principali, ma anche il protagonista con la piccolissima figlia di cui Garrone decide di non mostrare, lasciandolo appena intuire, lo sgretolamento familiare. Certo che si fa molta fatica a credere che un uomo così gracile e sensibile decida di farsi un anno di galera per proteggere il suo bidimensionale, facinoroso carnefice, che esplicitamente se ne fotte di lui, soprattutto quando in una delle scene iniziali egli stesso prende parte ad una tavolata di gente esausta che progetta di disfarsi del problema nel modo più diretto. Anche fosse, ammettendo che tutto ciò che il film racconta sia quantomeno attinente alla realtà dei fatti di 30 anni or sono, la sceneggiatura avrebbe il dovere di spiegare addentrandosi nel cuore dei rapporti tra i personaggi che invece sembrano sempre un po' slegati tra loro.

Quando il grande stile non è abbastanza... anche del più grande regista italiano delle ultime decadi.


VP