Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

giovedì 12 aprile 2018

Tabu (2012) by Miguel Gomes


Tabu (2012)
di Miguel Gomes

Telmo Churro (intrepid explorer)
Miguel Gomes (narrator)
Hortêncílio Aquina (porter)
Américo Mota (porter)
Valentim Hortêncílio (porter)
Artur Januário (porter)
Mariana Ricardo (explorer's wife / Aurora's friend)
Teresa Madruga (Pilar)


Una signora di 60 anni combattiva e disillusa e un'anziana vicina di casa ormai da accudire nel Paradiso Perduto di una Lisbona odierna dove giovani polacche in trasferta fanno un po' come pare loro e tutto sembra così dispersivo e impersonale. L'umanità risiede nelle coscienze di una terza donna, di colore, chiamata "negra" dall'anziana, che al punto di morte ha una storia dentro di sé. Una storia che viene fuori e che parla di amore e passione nell'Africa coloniale: un feuilleton che prende gli spazi e i ritmi del cinema pre-anni '30 (anche se siamo negli anni '60), con esploratori bianchi guidati dalla rapacità e dall'istinto della seduzione e tribù locali che prima di organizzarsi nella grande e violenta rivolta curano gli spiriti e le anime. Solo così si accede al Paradiso, quello vero, dove il dramma della vita si colora delle sfumature del fascino.

Opera di uno dei più promettenti e giovani (classe 1972) cineasti portoghesi del dopo De Oliveira, che in questo caso porta la sperimentazione degli stilemi del muto ad un livello superiore rispetto al celebrato The Artist, arrivando non solo a riprodurre il tecnicismo e gli archetipi narrativi, descrittivi e di linguaggio di quel preciso periodo storico, ma riesce, soprattutto nella seconda parte, totalmente immersa in un melodramma da romanzo ottocentesco d'appendice di grande impatto estetico ed emotivo, a riprodurre perfettamente il misto di stupore ed esotismo paesaggistico che era elemento cardine (e mai così ben riproposto) del Cinema dagli albori fino agli anni '30 di Morocco di von Sternberg.

È chiaro che il gioco si ferma alla superficie delle cose e rischia di cadere ogniqualvolta il regista tenta voli pindarici (l'attesa della morte, la riflessione sul ricordo), ma tutto sommato Gomes riesce a fermarsi in tempo, focalizzandosi sull'estetica e sul confronto possibile con il Tabu del '31, quello del duo Murnau / Flaherty che fu uno degli esempi più imperfetti, incompleti e affascinanti di collaborazione artistica, anche se in quel caso lo sfondo era di Bora Bora e il rapporto con l'etnocentrismo tribale aveva risvolti meno metafisici.

In ogni caso un prodotto artistico esemplare di questi anni '10 del XXI secolo.


VP