Nocturnal Animals (2016)
di Tom Ford
Amy Adams (Susan Morrow)
Jake Gyllenhaal (Tony Hastings / Edward Sheffield)
Michael Shannon (Bobby Andes)
Aaron Taylor-Johnson (Ray Marcus)
Isla Fisher (Laura Hastings)
Ellie Bamber (India Hastings)
Armie Hammer (Hutton Morrow)
Karl Glusman (Lou)
Recensione dedicata all'amico Francesco Abonante, che la aspettava da tempo in quanto aveva particolarmente apprezzato il film in questione.
Il corpo sformato di una ballerina grassa può essere un'installazione d'arte e un'immagine di debolezza nascosta nel sorriso di una società che la ripudia. La debolezza del non essere all'altezza di una vita borghese e quindi di un matrimonio, la debolezza del non saper proteggere la propria famiglia da un agguato in piena notte. Storie scritte e spedite alla giusta destinataria, che procedono in parallelo. Al termine del viaggio (o dei viaggi) ci si sente molto soli, come in un ristorante senza compagnia. Le sicurezze vacillano: un'artista contemporanea, bella donna borghese perennemente in decollete, maschera la crisi economica della nuova relazione con un'immagine di successo, un debole ex marito usa la sua arte letteraria per riaprire porte della memoria, in cerca di revenge, una famiglia perfetta immaginaria, viaggiatrice notturna sprovveduta in zone del Texas non coperte dal segnale mobile (in teoria con zero persone e zero telefoni), perde tutta la sua forza di fronte alla società che si riduce ad un territorio arido pieno di anime turbolenti. Un poliziotto malato terminale distrugge ogni regola.
Se ragioniamo sugli incastri di senso e ai meccanismi psicologici innescati, il secondo film di Tom Ford è inattaccabile: dietro all'immagine laccata, agli occhiali da sole a mo' di specchio, al fascino glamour che sprigiona il corpo più ammaccato di terra e sangue, alla polvere che c'è ma non si sente, la parabola americana violenta e antisociale risalta in tutta la sua forza vibrante. Somiglia per temi a The End Of Violence di Wim Wenders (1997), sempre ambientato a L.A., ma l'attitudine del regista a essere ciò che è (ovvero uno stilista) avvolge storia, suggestioni e scontri a fuoco in una seta nera e sbrilluccicante come la notte rappresentata, con ralenti e flou da televendita di marchio prestigioso in prima serata.
Non incanta la mente, sazia gli occhi grazie soprattutto alle linee lunghe e affusolate di Amy Adams. Il resto è una riuscita elucubrazione mentale, noiosa fin dalle premesse e parente contemporanea di certi thrilleracci erotici che negli anni '90 la Hollywood di Serie Z sfornava a ripetizione. Un effetto vintage che, anche pensando al successo de La Ragazza Del Treno, sta sinistramente regnando sugli schermi di questo 2016.
VP