Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

venerdì 29 aprile 2016

The Hateful Eight (2015) by Quentin Tarantino


The Hateful Eight (2015)
di Quentin Tarantino

Samuel L. Jackson (Major Marquis Warren)
Kurt Russell (John Ruth)
Jennifer Jason Leigh (Daisy Domergue)
Walton Goggins (Sheriff Chris Mannix)
Demián Bichir (Bob)
Tim Roth (Oswaldo Mobray)
Michael Madsen (Joe Gage)
Bruce Dern (General Sandy Smithers)


Nel Wyoming innevato dell'800, una carrozza sfreccia verso Red Rock con dentro un cacciatore di teste e una latitante da giustiziare all'arrivo. Il primo s'indispettisce quando per la strada s'imbattono in un "negro" ex soldato delle forze nordiste, con presunta lettera di Abramo Lincoln gelosamente conservata, che chiede d'essere ospitato. Non c'è nessun legame tra il soldato e la latitante e, dopo aver consegnato tutte le armi al cocchiere, ecco la carovana giungere all' emporio, famoso punto di ristoro, tenuto da Minnie, che per l'occasione è rimpiazzata da altri misteriosi personaggi.

È l'inizio del gioco al massacro, dove le insidie si nascondono in ogni angolo e al di fuori dei raggi di sguardo. In parole povere un dramma da interno a tinte pulp, Dieci Piccoli Indiani dentro una casetta di legno, in cui Tarantino non si fa scrupoli a gettare nel calderone razzismi, meschinità. racconti epici della Guerra Civile Americana, artifizi di sceneggiatura, MacGuffin che spostano gli equilibri dei rapporti di forza, duelli in poltrona basati sul feticismo delle armi.

L'ambientazione interna, al riparo della bufera esterna in un natura ancora incontaminata, ricorda stranamente Il Cavallo Di Torino di Béla Tarr, solo che in questo caso la filosofia si ferma ad un colpo di pistola con rigetti di veleno scatarrati in faccia a qualcuno.

Lungo, lunghissimo, diviso in capitoli che esaltano lo spirito letterario del racconto, con momenti godibili figli della penna prodigiosa del regista (che come sceneggiatore è sempre una spanna avanti), un po' fine a se stesso: si ripiega continuamente sulle sue ossessioni e lo spettacolo nel complesso può anche divertire.

Certo che Django era un'altra cosa.


VP