Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

lunedì 11 gennaio 2016

Attenzione Alla Puttana Santa (1971) by Rainer Werner Fassbinder


Warnung Vor Einer Heiligen Nutte (1971)
di Rainer Werner Fassbinder

Lou Castel (Jeff)
Eddie Constantine (himself)
Marquard Bohm (Ricky)
Hanna Schygulla (Hanna)
Rainer Werner Fassbinder (Sascha)
Margarethe von Trotta (Babs)
Hannes Fuchs (David)
Marcella Michelangeli (Margret)


Una hall di albergo in Campania, ma baristi e inservienti parlano tutti in spagnolo e i membri della troupe, che deve girare la scena di un omicidio da parte di Lemmy Caution, si comportano come se effettivamente Sorrento fosse nella penisola iberica. Un set con regista (Lou Castel), produttore, produttore esecutivo, truccatori, interpreti: tutti tedeschi tranne l'immancabile Eddie Constantine (ovvero il Lemmy Caution di Alphaville e degli altri film sulla spia occidentale) e un romano che si sente escluso come un "negro". Tedeschi che ordinano Cuba Libre a ripetizione in attesa che la situazione si sblocchi: non ci sono abbastanza fondi, il lavoro è in stand-by. Tante parole, seduzioni etero e gay, una frustrazione quasi insopportabile, finché la macchina del Cinema si mette in moto e tutto rinasce.

Insieme ad Effetto Notte di Truffaut è la più grande dichiarazione d'amore / odio per la Settima Arte e i suoi tempi morti, che corrispondono agli strazi e ai giochi di potere tra chi il Cinema lo fa per davvero. Rispetto all'opera francese che vincerà l'Oscar due anni più tardi (1973) è più sgraziato, più tagliente, più Fassbinder: disperato. Il regista mette in scena le turbe psichiche di ogni elemento umano che ruota attorno alla lavorazione di un film, estraniandolo dal bellissimo contesto paesaggistico che ne circonda la "commedia umana". Non c'è interazione con luogo e abitanti, tutto rimane in una bolla teutonica barricata nella sua opulenza, nella falsa rilassatezza di pomeriggi passati al sole: un'atmosfera sospesa che restituisce perfettamente il malessere della lavorazione e l'incertezza produttiva. Un tema che si adatta alla perfezione al Fassbinder prima maniera e ad una straordinaria fotografia firmata Michael Ballhaus, che lavora bianco su bianco come Gianni Di Venanzo in 8½ di Fellini.


VP