Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

martedì 12 gennaio 2016

Il Settimo Compagno (1967) by Aleksey German


Sedmoy Sputnik (1968)
di Aleksey German

Andrei Popov (Maj. Gen. Adamov)
Aleksandr Anisimov (Kukhtin)
Georgiy Shtil (Kimka)
Pyotr Chernov (Zykov)
Vladimir Osenev (Priklonski)
Sofiya Giatsintova (General's wife)
Aleksey Batalov (Commissar)
Anatoliy Romashin (Lieutenant)


La Rivoluzione crea rappresaglie, anche quando si tratta della Rivoluzione meno sanguinaria della Storia: gli aristocratici e i devoti dello Zar sono chiusi in una hall reale, i miliziani rossi hanno i fucili pronti. Tra i primi c'è anche un vecchio generale che tempo fa salvò i marinai dall'ordine di esecuzione. I pezzi alti dei bolscevichi lo vengono a sapere e presto il generale si trova fuori, a San Pietroburgo, nel gelo, senza un posto in cui stare: la sua abitazione è stata occupata da gente che ha dato vita a una comune. Così si ritrova con un vecchio orologio in mano e poche persone a cui rivolgersi: i vecchi compagni del bei tempi imperiali non offrono accoglienza e non resta altro che tornare in mezzo ai prigionieri, quantomeno per un minimo di ristoro al caldo. Ma la voglia di servire è tanta, così le sue doti strategiche, comprovate dall'esperienza, vengono fuori e il vecchio viene assoldato dai bolscevichi contro i "bianchi". Non ci sarà alcun lieto fine.

Ardito prodotto della rinascita cinematografica sovietica, prima prova di un regista che girerà poco (appena 6 film) ma bene, qui con la supervisione di Grigori Aronov: una pessimista parabola sull'egoismo umano a cui fa da contraltare il coraggio di quelli di buon cuore. Il punto di vista è benevolo nei confronti del regime bolscevico, ma neanche troppo: ogni parte ha la sua carica di violenza e il film, pur schierato anche per necessità di sopravvivenza, appare abbastanza equidistante nel mostrare in modo esemplare la natura tutt'altro che romantica, bensì sanguinaria e straziante, di qualsiasi vera Rivoluzione.

Da far vedere a sessantottini e nostalgici.


VP