Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

martedì 10 dicembre 2019

Un Giorno Di Pioggia A New York (2019) by Woody Allen


A Rainy Day In New York (2019)
di Woody Allen

Timothée Chalamet (Gatsby Welles)
Elle Fanning (Ashleigh Enright)
Liev Schreiber (Roland Pollard)
Griffin Newman (Josh)
Selena Gomez (Chan Tyrell)
Will Rogers (Hunter)
Annaleigh Ashford (Lily)
Jude Law (Ted Davidoff)


Una provinciale e un newyorkese che si è spostato in provincia e che torna con lei nella Grande Mela, dove si prendono una stanza in hotel, a debita distanza da ogni possibile contatto sociale (questo l'ingenuo piano iniziale), e si separano: lei è una studentessa di giornalismo e "ha vinto" per il suo giornalino universitario un'intervista col regista cinematografico del momento, cita Renoir e De Sica ma ha l'aria della girl next door biondina di Tucson che si reinventa umanista. Lui è uno squalo del Texas Hold'em, capace di vincere 15.000 e 20.000 dollari in una mano, non sa decidersi di cosa fare della sua vita e intraprendere un percorso lineare e coerente. Ha una madre altolocata e che l'ha oppresso per puntare tutto sulla cultura, i libri noiosi e terminati a forza, gli ha fatto studiare anche il pianoforte, che talvolta suona quando la fidanzata è ormai lontana, immersa nel via vai di artisti e gossip che ruota al mondo dello spettacolo; tutti i piani e gli appuntamenti stabiliti saltano e imprevedibilmente per lui torna come d'incanto anche la sorella di una ex fiamma, che lo valuta per come bacia in una scena di un cortometraggio che un amico comune sta girando. Questo succede nella città nella quale Soho non è più la stessa di una volta e la gentrificazione ne ha portato lo spirito a Brooklyn... qualche tempo ancora ed esso finisce ancora più in là, nelle periferie da cui nascono le storie che poi riprendono a camminare verso il centro.

Anche così la vita è bella e anche gli imprevisti che portano le strade a divergere, per poi rincontrarsi e infine far prendere la decisione provvisoria che comunque porterà ad un futuro inevitabilmente incerto. Il destino dei personaggi non è mai chiaro, forse perché la vita stessa non lo è. Che si tratti della studentessa che se ne va a Londra e lascia il personaggio di Woody Allen a Manhattan nell'omonimo film del '79 o delle dinamiche altolocate e classiste londinesi di Match Point, la commedia degli equivoci al suo culmine qualitativo da parte di questo regista che negli anni '70 faceva comicità demenziale per poi diventare dalla fine di quel decennio ad oggi il prototipo del commediante brillante, di coppie e nevrosi su persone che teoricamente dovrebbero far parte del lato benestante del mondo, non porta mai a qualcosa di risolutivo e i destini intuiti e salutati dalla fine del film, dai titoli di coda perennemente jazz, hanno sempre l'angoscia e il disagio dell'inconsapevolezza.

Il più grande pregio, ripetuto nei decenni fino alla censura distributiva nella sua America puritana (per questo film che non fa veramente male a nessuno e che mantiene una diplomazia assai più naturale di certe prese di posizione "alleniane"), di un regista che diverte e fa volare con leggerezza nel quotidiano. Una caratteristica che nella sua New York o a Londra, ovvero nei grandi mercati e con i personaggi che sono figli dei sistemi anglosassoni, funziona sempre e si mantiene alla grande: quando si confronta con iconografie cinematograficamente più impegnative (Parigi, Roma) è tutto un altro viaggio. E tutto il buono che in questo caso ci può essere in un giorno di pioggia a New York, nella vecchia e tradizionale Europa non è mai abbastanza.


VP