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lunedì 4 novembre 2019

Grazie A Dio (2018) by François Ozon


Grâce À Dieu (2018)
di François Ozon

Melvil Poupaud (Alexandre Guérin)
Denis Ménochet (François Debord)
Swann Arlaud (Emmanuel Thomassin)
Éric Caravaca (Gilles Perret)
François Marthouret (Cardinal Barbarin)
Bernard Verley (Bernard Preynat)
Josiane Balasko (Irène)
Martine Erhel (Régine Maire)


Una famiglia borghese potrebbe lasciarsi tutto alle spalle e vivere un presente e un futuro luccicanti: un padre in banca, una madre elegante, cinque figli l'uno più bello dell'altro e tutti di elevata perspicacia. Invece decide di rompere il silenzio di un passato che fa spavento: negli anni '80 il papà fu una delle innumerevoli vittime delle tendenze pedofile di un prete, che ancora nella metà degli anni 2010 lavora con i giovanissimi ed evidentemente non ha placato le sue manie, contando sulla stabilità in seno alla Chiesa acquisita negli anni. Tutt'intorno è un muro di gomma, tra stanze dei monsignori locali sempre pacati e comprensivi e un Vaticano attento a mantenersi a distanza da ogni sorta di scandalo, per quanto il nuovo Papa Bergoglio abbia lanciato un messaggio d'azione a protezione dei bambini che frequentano confessionali e comunità.

A seguire il padre, che continua in modo imperterrito a dichiarare e praticare la sua fede Cattolica, è una schiera sempre più nutrita di altre vittime che ancora portano i segni dell'esperienza: dai borghesi accasati e ormai passati all'ateismo per odio dell'ipocrisia istituzionale, ai giovani nuovi proletari dal quotidiano grigissimo, un dolore patologico che li fa tremare e una malformazione al sesso figlia degli anni a contatto con l'accusato. Che ammette tutto, con costernazione chissà quanto autentica, ma non vorrebbe comunque rinunciare alla posizione ormai consolidata. Solo la creazione di un'associazione può fare qualcosa, tra messaggi per scuotere l'opinione pubblica e finalmente buttar giù il muro di omertà e tensioni in famiglia che la messa in discussione dei tabù porta inevitabilmente con sé.

Una storia vera che ha sconvolto la Francia quasi in contemporanea col successo del Premio Oscar de Il Caso Spotlight (2015), che trattava lo stesso tema con piglio giornalistico e ambientazione nordamericana, portata su schermo da Ozon dopo l'inverecondo esperimento di thriller alla De Palma Doppio Amore (2017).

Anche questo Grazie A Dio, così come il pluripremiato esempio bostoniano, parte con un ritmo vorticoso caratterizzato da un insieme di epistole che sintetizzano sia gli spostamenti che il giro di contatti che il combattivo protagonista riesce ad innescare. Un tema così forte e che si presta ad un j'accuse etico, fatto di dolori sepolti che riemergono dalle viscere dell'anima, potrebbe cadere nel facile pathos e nella retorica; Ozon, che di esperienza in questo senso ne ha da vendere, conosce bene le tecniche del linguaggio.

Per quanto il tono epistolare del racconto (che si affievolisce da metà in poi, ovvero quando il protagonista primario lascia il posto ad un girotondo di piani narrativi con gli altri personaggi che si sostituiscono a turno tra di loro, tra passato e presente, uniti dallo sguardo della macchina che li inquadra sovente di spalle, il dettaglio che fa la vera metrica del film) si abbandoni imprescindibilmente al didascalico, usa il suo senso del cinema truffautiano, intimo e generale quasi da romanzo dei primi del Novecento, al servizio della causa ben evidenziata la cui importanza sociale e giuridica viene posta innanzi tutto. Anche del cinema stesso: Ozon rinuncia a dialogare sensualmente con la storia come ha sempre fatto, la potenza espressiva del mezzo stavolta è subordinata alla delicatezza del tema.

Proprio per questo Grazie A Dio risulta minore nella filmografia del cineasta francese: un film da vedere per il tema e il ritmo della forma funzionale ad esso. Il cinema si prende una pausa e visto il disastro del precedente lavoro, che voleva essere pura semiologia filmica, forse non è tanto un male.


VP