Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

venerdì 7 dicembre 2018

Chiamami Col Tuo Nome (2017) by Luca Guadagnino


Call Me By Your Name (2017)
di Luca Guadagnino

Armie Hammer (Oliver)
Timothée Chalamet (Elio)
Michael Stuhlbarg (Mr. Perlman)
Amira Casar (Annella Perlman)
Esther Garrel (Marzia)
Victoire Du Bois (Chiara)
Vanda Capriolo (Mafalda)
Antonio Rimoldi (Anchise)


Nord Italia, posto imprecisato (Lombardia), anni '80, scattano gli amori... quello tra un adolescente americano, ma anche mezzo italiano, mezzo ebreo, mezzo tante cose, figlio di docente e un ricercatore di un decennio più vetusto recapitato a casa dello stesso barbuto, dal sorriso ben stampato, la bella moglie poliglotta, la predilezione per i vini, le emozioni paniche della vita e dalla grande saggezza, docente. E anche quello tra una pletora di ragazze, alcune delle quali parlano italiano, altre francesi, per i due. Il tutto amplificato dai suoni della natura italica: la scoperta di se stessi, in un'estate 1983 fatta di poster di Peter Gabriel in camera, Lacoste e bicicletta a ogni ora del giorno e della notte e canzoni pop e di gruppi tipo gli Psychedelic Furs. L'emozione è travolgente e indimenticabile.

Era forse proprio dagli anni '80 che non si vedevano film così levigati, laccati, interamente incentrati su una sinfonia di elementi erotico ambientali. Un sonoro ampliato che manco nei film di Lynch, un'estetica eterea che non risparmia bassezze intime come una pesca penetrata. C'è da dirlo, l'emozione alla fine arriva e sicuramente è più autentica di roba d'antan tipo Bilitis (1977) di David Hamilton e altra roba di fotografi che catturano la straordinaria bellezza di un'umanità delicata e improvvisamente preda dei sensi selvaggi.

Sicuramente può essere considerato dalla comunità LGTB un film anche importante, per il rispetto con cui tratta il tema dell'omosessualità. Ma è anche un film, scritto persino da James Ivory, di una ruffianeria incredibile, che punta evidentemente all'Oscar cercando di ingraziarsi tutti i popoli europei e la parte giudaica dell'Academy. Non fa male a nessuno questa pioggia nel pineto senza pioggia. E in definitiva al termine della lezione la cosa che rimane più impressa è pur sempre l'idea che gli americani (che hanno innalzato il misconosciuto in patria Luca Guadagnino a faro dell'autorialità italica) hanno del Bel Paese: un paese vecchio e seducente, fatto apposta per giovani e belli (e dannati) americani per andare in bicicletta e chiamarsi col nome degli amanti in metamorfosi con tutti gli elementi del creato. In cui fare sotto il sole delle grandi tavolate in allegria e parlare talvolta male del Craxi di turno. Vabbè...


VP