Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

giovedì 20 dicembre 2018

Roma (2018) by Alfonso Cuarón


Roma (2018)
di Alfonso Cuarón

Yalitza Aparicio (Cleo)
Marina de Tavira (Sra. Sofía)
Diego Cortina Autrey (Toño)
Carlos Peralta (Paco)
Marco Graf (Pepe)
Daniela Demesa (Sofi)
Nancy García García (Adela)
Verónica García (Sra. Teresa)


Città del Messico 1970: sulle pareti dei bambini ci sono ancora i poster dei mondiali di Calcio appena trascorsi, mentre il cortile interno della casa è tutto una merda di cane che la colf Cleo deve costantemente pulire ai ricchi padroni: il marito è un medico illustre spesso fuori casa (in teoria dovrebbe stare in Québec a fare ricerca), la moglie accudisce i quattro figli scalmanati ma affezionati alla tata, che intanto nei pochi momenti liberi cerca di rilassarsi. Cleo finisce a letto con un ragazzo come lei, uno di quei disgraziati lasciati fin da subito dalla famiglia e reduci da cattive frequentazioni, ora salvati dall'arte marziale e con una katana in pugno. Il destino è dietro l'angolo: una gravidanza inaspettata e lo scoppio dei disordini studenteschi, un vortice di indifferenza e ignoranza anche verso la nuova vita che dovrebbe arrivare, una difficoltà dello stare al mondo e la sinistra certezza di essere soli ad affrontare la quotidianità che solo un groviglio di abbracci sulla sabbia può lenire.

Affresco in scala di grigio della plebe e della borghesia messicana degli anni '70, costruito a mo' di racconto popolare realista che trova nell'ambiente familiare i volti stratificati e le passioni di un'umanità varia. Come in una tela di Pellizza Da Volpedo lo sguardo dell'autore procede orizzontalmente ad eccezione di due sequenze, quella finale del ritorno a casa e quella ascetica con un maestro di spade emulato dalla protagonista in disparte. Il formato della pellicola si adatta all'orizzontalità, così come le continue panoramiche e i carrelli fanno cifra stilistica dell'autore, che rende ogni scena ancor più ridondante grazie all'uso sopraffino e insistito del campo lungo.

Così nel film convivono perfettamente due piani: l'uno intimo e legato al territorio della protagonista, l'altro generale e distante della Storia. Questo procedimento trova la massima espressione nelle scene come quella ambientata nel buio della sala cinematografica (con protagonista ed amante che si baciano di spalle, mentre il resto del pubblico è catturato dalle immagini sullo sfondo del classico francese Tre Uomini In Fuga, La Grande Vadrouille, Gérard Oury 1966), così come nello straordinario, vorticoso piano sequenza che parte dal negozio di arredo (in cui la tata cerca una culla per il prossimo pargoletto) per gettarsi quasi a mo' di tuffo oltre le finestre dove le strade vengono messe a ferro e fuoco, tra cariche della polizia e studenti con i ferri pesanti.

In questo senso Cuarón trova un perfetto equilibrio tra movimento di macchina, montaggio e narrazione, quasi fosse un Ėjzenštejn moderno. Il film è bellissimo e potente. Il Leone D'Oro è meritato... anche per un prodotto Netflix, possibilmente da vedere pur sempre in sala.


VP