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lunedì 7 maggio 2018

Il Giovane Karl Marx (2017) by Raoul Peck


Le Jeune Karl Marx (2017)
di Raoul Peck

August Diehl (Karl Marx)
Stefan Konarske (Friedrich Engels)
Vicky Krieps (Jenny von Westphalen-Marx)
Olivier Gourmet (Pierre-Joseph Proudhon)
Hannah Steele (Mary Burns)
Alexander Scheer (Wilhelm Weitling)
Hans-Uwe Bauer (Arnold Ruge)
Ivan Franek (Mikhail Aleksandrovich Bakunin)


Nell'Era della crisi economica e delle grandi multinazionali che si arricchiscono sfruttando il mercato del lavoro al ribasso e il conseguente indebolimento della cosiddetta classe media, torna in grande spolvero il Marxismo. Epopea ottocentesca di un giovane che passa dalla Renania a Parigi, all'Inghilterra e Bruxelles, ovvero il cuore del pensiero materialista europeo, in cerca di un modo per conciliare la battaglia contro quella borghesia vincitrice della Rivoluzione Francese, ma che intanto si è impossessata di quel potere aristocratico che alla fine del secolo precedente aveva così tenacemente combattuto, con l'esigenza di sbarcare il lunario con moglie e figli. Gli editori non pagano, anche quelli che promettono grandi visibilità, così il giovane Marx si appoggia anche spiritualmente a Friedrich Engels, ovvero un borghese il cui padre è capo di una grande industria a Manchester. Padre che ovviamente non si lascia intimorire dalla sfacciataggine di alcune operaie irlandesi e licenzia senza pietà. Allora nel giovane Friedrich nasce e si sviluppa il malore dell'essere per l'appunto borghesi e prima di prendere la strada di Parigi (e incontrare il futuro compare Karl) si insinua come un fine antropologo nei vicoli di Manchester (dove gli irlandesi vivono come cani) per studiare le condizioni di vita della classe più svantaggiata e figlia della rivoluzione industriale: ne esce il saggio fondamentale Le Situazione Della Classe Operaia In Inghilterra (1845). Scritto che inevitabilmente cattura l'attenzione del futuro comunista Karl, di Wilhelm Weitling, degli anarchici Proudhon e Bakunin e della Lega dei Giusti che trasversalmente unisce socialisti, radicali e anarchici in cerca di un collante per una nuova rivoluzione. Rivoluzione che ci sarà solo quando la Lega dei Giusti cambia nome in Lega dei Comunisti (grazie ad un discorso di Engels a Londra, 1848) spianando la strada alla stesura del Manifesto Del Partito Comunista.

Un biopic già vecchio di un anno che in Italia è distribuito in occasione dei 200 anni della nascita del filosofo tedesco, diretto da un haitiano in fuga dal regime e con un passato in Congo, dunque abbastanza distante da una coscienza europea, che senza particolari picchi stilistici ricostruisce un fermento culturale e filosofico del Vecchio Continente in modo lucido e preciso, come fosse un blocco unico unito da nord a sud, da ovest a est, dal pensiero rivoluzionario nascente. L'idea di rendere la figura enorme di Marx vicina più vicina ai giovani moderni da un lato si presta ad un effetto involontario della figura dello stesso e del suo compagno Engels, che a Parigi ricordano vagamente degli Erasmus che girovagano per i bar tra brindisi e sbrattate, dall'altro effettivamente prova l'aderenza anche emotiva delle teorie marxiste (e della loro genesi) con il panorama socioeconomico attuale.

D'altronde la donna di Engels dice che "la felicità è nella lotta e la lotta è rafforzata dalla povertà" e noi in sala non possiamo che interrogarci se in base a questo oggi siamo davvero felici: in questo dilemma sta essenzialmente la vittoria del film. Nello stesso anno la lussemburghese Vicky Krieps, nei panni della moglie di Marx, sforna un'altra prova di altissimo livello dopo Il Filo Nascosto (Phantom Thread) di Paul Thomas Anderson, anche se in realtà tutti gli interpreti risultano perfettamente in parte.


VP