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domenica 11 marzo 2018

The Wicker Man (1973) by Robin Hardy


The Wicker Man (1973)
di Robin Hardy

Edward Woodward (Sergeant Howie)
Christopher Lee (Lord Summerisle)
Diane Cilento (Miss Rose)
Britt Ekland (Willow)
Ingrid Pitt (Librarian)
Lindsay Kemp (Alder MacGreagor)
Russell Waters (Harbour Master)
Aubrey Morris (Old Gardener / Gravedigger)


Un sergente britannico in trasferta nelle nel nord della Scozia alla ricerca di una fanciulla dispersa, un messaggio misterioso è l'esca: a prima vista le locande e una popolazione sospettosa ma anche accogliente non fanno presagire a nulla d'inconsueto, poi però vengono a galla tutte le ambiguità di un'isola dove un culto pagano basato sulla nudità e l'amore libero ha preso il posto del Cristianesimo. Cose strane accadono sotto il tappeto del normale, tra cui insegnamenti ai bambini di pratiche falliche (l'Albero della Cuccagna) e cene a base di rane per scongiurare il mal di gola. E poi c'è il Calendimaggio, che è una festa sacrificale per il raccolto che verrà: l'isola si colora di maschere e addobbi in attesa, per l'appunto, del sacrificio che avverrà per mano dell'uomo di vimini (il titolo del film che fa riferimento al De Bello Gallico di Cesare in cui i Galli usavano bruciare vivi i criminali intrappolandoli in strutture fatte di rami intrecciati) ovvero una statua dove il sacrificato viene messo al rogo insieme ad altri animali. Le fiamme consumeranno tutto e quando l'uomo di vimini svanisce il sole del nord sarà ancora lì a splendere.

Uno dei film mitici degli anni '70, caposaldo dell'horror britannico post-Hammer e con ancora Christopher Lee a fare da mattatore. Diretto con mano sicura da un esordiente che non farà molto altro (appena 3 film), anticipa incredibilmente le suggestioni folk della provincia americana in Twin Peaks (si può dire che Lynch abbia saccheggiato soprattutto da qui), con una scrittura precisa e ordinata che non si lascia troppo andare all'esibizionismo musicale ed erotico (peraltro con una colonna sonora splendida firmata dall'americano Paul Giovanni) marchio di fabbrica di quell'epoca specifica. Si può dire che tutta la prima parte del film sia costruita come un musical, i cui brani che attingono dalla cultura scozzese si sposano perfettamente con l'andamento della sceneggiatura dando vita ad un climax riuscitissimo che mescola culture camp e dark fino al finale tragico e spettacolare, che si concede anche un tocco di maliziosa e beffarda spiritualità.

Indimenticabile.


VP