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venerdì 13 maggio 2016

Lo Chiamavano Jeeg Robot (2015) by Gabriele Mainetti


Lo Chiamavano Jeeg Robot (2015)
di Gabriele Mainetti

Claudio Santamaria (Enzo Ceccotti)
Luca Marinelli (Fabio Canizzaro)
Stefano Ambrogi (Sergio)
Maurizio Tesei (Biondo)
Ilenia Pastorelli (Alessia)
Francesco Formichetti (Sperma)
Daniele Trombetti (Tazzina)
Antonia Truppo (Nunzia)


Cinema italiano autoprodotto sulle orme dei supereroi della Marvel: in questo caso trattasi di un loser della periferia più periferica e notoriamente degradata di Roma, dove la malavita è di casa, i "negri" s'affacciano per defecare le capsule con dentro la roba (quando va bene), un ex concorrente di un reality pomeridiano della TV privata nazionale cerca in tutti i modi di togliersi dalla merda cercando di sopraffare nientemeno che la camorra napoletana di istanza nella capitale. Il loser ruba un orologio e, inseguito, finisce nel Tevere: scopre di aver ingerito una sostanza radioattiva che gli permette di sfasciare muri e bancomat. La figlia di un temibile criminale s'affeziona a lui pensando di trovarsi davanti alla versione "umana" di Jeeg Robot D'Acciaio. Nasce una storia d'amore tra vasetti di yogurt, maratone di anime giapponesi e carenze affettive. Ma il male è sempre dietro l'angolo ed escogita i piani più perversi, mettendo a repentaglio un'italianissima umanità da derby, la corrispettiva di quella del baseball a stelle e strisce (appena appena più popolare).

Fresco, agile, girato benissimo. Un gioiello di autarchia industriale, economicamente coperto dal regista classe '76, successo nazionale al botteghino con una permanenza fuori dal normale. Quasi un miracolo: se la batte con dignità coi colossi hollywoodiani superandoli persino quando l'iperrealismo e la violenza della periferia nostrana si sposano con le dinamiche pop del fumetto metropolitano. Era ora che qualcuno vedesse in Roma e negli aspetti più locali e brutali della realtà romana lo sfondo ideale di una fiaba postmoderna, con effetti speciali un po' artigianali, un po' naïf, che nella loro natura low budget servono la trama a dovere.

Sarebbe davvero un grandissimo film se la sceneggiatura non avesse dei buchi clamorosi: il cattivo diventa subito "potente" contraddicendo tutto lo sviluppo del protagonista. A trequarti rischia di crollare: il bisogno dell'autore di costruire una trama malavitosa ruba la carica dolce e drammatica del rapporto tra i due amanti, accelerando male anche lo sviluppo dell'intero racconto.

Ma, così non fosse, si tratterebbe di un altro film. Magari più bello, forse non così capace di attrarre e stupire i migliaia di spettatori accorsi in sala per un made in Italy che va oltre il solito made in Italy. Luca Marinelli e Ilenia Pastorelli superbi.


VP