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lunedì 11 aprile 2016

Mon Roi - Il Mio Re (2015) by Maïwenn

Ci sono volte che ai cineforum si finisce per vedere cose assolutamente mediocri, perdite di tempo inspiegabili. La cara amica Livia disse: "non ti vedrai un Capolavoro oggi". 'Perché mai non dovrei vedere quantomeno un buon film ad un cineforum?' mi domandai io. Il film che "non è un Capolavoro" ce lo siamo visti, anzi a dirla meglio ce lo siamo sorbiti fino alla fine (come è giusto che sia): il risultato non può essere che la dedica alla cara Livia, che il film lo propose, nella sezione più infame e infamante del blog.

Ti voglio comunque bene, Livia, tantissimo...



Mon Roi (2015)
di Maïwenn

Vincent Cassel (Georgio Milevski)
Emmanuelle Bercot (Marie-Antoinette Jézéquel)
Louis Garrel (Solal)
Isild Le Besco (Babeth)
Chrystèle Saint Louis Augustin (Agnès)
Patrick Reynal (Denis Jézéquel)
Yann Goven (Jean)
Paul Hamy (Pascal)


Il Re è Vincent Cassel, uomo fragile e tumultuoso, sempre in bilico tra alcolismo, infedeltà, lavoro e situazioni imbarazzanti. È anche furbo, forse troppo per l'avvocatessa Marie-Antoinette, che di lui è compagna, del tutto estranea all'immagine del legale forte ed emancipato: soffre di una grave depressione e senso di solitudine, si appoggia costantemente a lui che da par suo non è affatto un valido sostegno. La gravidanza e la nascita di un figlio sono l'inizio della fine, dopodiché ci sarà solo convalescenza.

Film al femminile, girato da una celebre attrice francese classe '76 qui al quarto lungometraggio. Gran cast e prove attoriali per un dramma famigliare che ha come target l'infinito numero di ragazze madri che la Francia sforna ogni anno. Al di là della sociologia e delle ragioni per cui il film è stato fatto, ennesima prova della potenza del finanziamento statale d'Oltralpe, il film risulta più sentito che controllato: pur essendo prodotto commerciale, prende una forma imperfetta che sfugge all'occhio della regia per diventare un ininfluente polpettone che non sa del tutto che strada prendere.

Forse valido per il suo pubblico rosa di riferimento (il malessere dei personaggi rimane anche a suon di urla e pianti), ma come esperienza strettamente cinematografica si ferma ad appena un passo dalla superficie.


VP