Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

giovedì 10 marzo 2016

Bright Star (2009) by Jane Campion


Bright Star (2009)
di Jane Campion

Abbie Cornish (Fanny Brawne)
Ben Whishaw (John Keats)
Paul Schneider (Mr. Brown)
Kerry Fox (Mrs. Brawne)
Edie Martin (Toots)
Thomas Brodie-Sangster (Samuel)
Claudie Blakley (Maria Dilke)
Gerard Monaco (Charles Dilke)


Storia d'amore linda tra una ricamatrice agiata e lo squattrinato vicino di casa John, perennemente in bilico tra la necessità di sopravvivere e la perseveranza nel portare avanti la sua arte poetica, di cui l'amico facoltoso Charles Brown si fa scudo. Hampstead nel primo '800 ancora non era un quartiere di Londra bensì una località di campagna dove la borghesia britannica si gongolava tra formalità e vezzi ar(t)istocratici: il luogo ideale per le ipocrisie classiste. E quando il giovane, candido, John accetta la colletta per emigrare a Roma, in cerca di una nuova vita e opportunità di sbarcare il lunario in un mondo più popolare, per poi morire di Tisi una volta arrivato al porto di Napoli, la stessa borghesia che l'ha aiutato ad andarsene, forse liberandosi di lui, scoprirà d'aver avuto in casa il più grande poeta del Romanticismo Inglese.

Biopic di produzione anglo-australiana e girato dalla più autorevole esponente del melodramma spirituale della terra dei canguri. Il film si lega alla lunga tradizione calligrafica del cinema dei paesi del Commonweath: una cinematografia che usa le proprie caratteristiche tecniche per esaltare forme d'arte del passato, tra un David Lean che portava su schermo Dickens e la moltitudine di lavori para-teatrali e letterari che vanno dalla cultura americana (Henry James) a quella russa (Tolstoj).

Figurativamente eccelso, dominato da una fotografia che riprende luci e ombre della pittura del secolo a cui fa riferimento, risulta inevitabilmente didascalico quando la poesia recitata prende il sopravvento. Dal punto di vista della narrazione, Jane Campion opta per una scelta tanto originale, quanto vicina alle proprie corde femminili: le parole di John Keats (1795 - 1821) vengono partorite da questo timido e intimista giovane che mostra pochissimo di se stesso e dentro cui la regista non si permette di penetrare, ma vengono vissute e sofferte dalla protagonista borghese che esprime le contraddizioni dell'essere donna in società.

Una scelta felice che dà profondità ad un rapporto che, come da tradizione British, ha poche scintille e molto controllo. Il film è pulito, levigato, lucido: anche noioso.


VP