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domenica 13 settembre 2015

The Tree Of Life (2011) by Terrence Malick

Questa è una recensione dolorosissima, perché si tratta di un autore che è impossibile non amare, colui che scrisse una delle pagine più belle della controcultura giovanile degli anni '70 con Badlands (ovvero La Rabbia Giovane, 1973) e che dal '78 al '98 si prese ben due decenni di pausa per restituirci poi il capolavoro bellico La Sottile Linea Rossa. Stavolta è caduto in uno dei suoi progetti più ambiziosi, un progetto comunque apprezzato da critici e cultori tra cui, immagino, tanti di voi. Ed è dunque a voi, siete riusciti ancora ad amare Malick, che questa stroncatura è dedicata, sperando ciò possa dar adito a discussioni e, perché no, scontri anche violenti.

Si scherza eh, fatto sta che The Tree Of Life è osceno: qui non si guarda in faccia a nessuno, neanche ai grandissimi.


The Tree Of Life (2011)
di Terrence Malick

Brad Pitt (Mr. O'Brien)
Sean Penn (Jack)
Jessica Chastain (Mrs. O'Brien)
Hunter McCracken (young Jack)
Laramie Eppler (R.L.)
Tye Sheridan (Steve)
Fiona Shaw (grandmother)
Jessica Fuselier (guide)


Un padre severo e due bambini, una madre ancora giovane ma dimessa, una casa in campagna e poi la morte improvvisa. La sofferenza, il ricordo, il viaggio, l'armonia con gli altri elementi della natura, dal concepimento della vita alla lava che scalda, spiagge ai confini del mondo che si popolano di affetti, una carriera di gran successo che comunque non colma il buco di un fratello perso, un padre che dopo l'educazione marziale, fatta anche di sradicamento di piante con tutte le radici, ammette di essere un fallito, animato dalla speranza di un futuro diverso per gli uomini che verranno.

Insomma una via di mezzo tra un racconto di formazione e la fantascienza filosofico/esistenziale dei tempi della Guerra Fredda, voluta e prodotta da Brad Pitt, che si apre ad un infinito ventaglio di suggestioni. Uso del grandangolo ostentato, così come ostentata è la camera piazzata ad altezza bambino, così come è ostentato ogni rimando ad una dimensione viscerale (della Terra, dell'uomo, dell'individuo). I ricordi affettivi dei soldati di La Sottile Linea Rossa colpivano nel segno proprio perché al centro di tutto c'era la concretezza del conflitto. Qui Malick si muove senza paletti e il film va a vuoto, annoia quando vorrebbe stupire, procede per addizione di elementi ubriacando lo spettatore con movimenti di macchina astrusi e immagini potenti in modo totalmente sconclusionato e autoreferenziale.

Un'Odissea Nello Spazio o un Solaris dei bambini? Solo nelle intenzioni. A rimanere non è altro che l'imbarazzo.


VP