Legenda O Suramskoj Kreposti (1984)
di Sergej I. Paradzanov
Veriko Anjaparidze (Fortune Teller)
Dudukhana Tserodze (Osman-Agha's Mother)
Dodo Abashidze (Osman-Agha)
Sofiko Chiaureli (Vardo)
Zura Kipshidze (Durmish-Khan)
Levan Uchaneyshvili (Zurab)
Leila Alibegashvili (Young Vardo)
Mzia Arabuli (Mzia Arabuli)
Le fondamenta della fortezza di Tbilisi non reggono. Per questo il giovane più bello della città, un biondo con gli occhi azzurri, secondo consigli esoterici viene murato vivo sacrificando la propria vita sull'altare della patria e della fede Cristiana. Fede che è in bilico in tutto il paese; infatti tutto nasce da un ex schiavo che, liberato dal padrone della sua condizione iniziale, deve presto arricchirsi per comprare la libertà anche della sua amata. Egli fa conoscenza di un altro ex servo, uno che al contrario il padrone l'ha ucciso, che per scampare alle persecuzioni musulmane si è convertito all'Islam. Lo sviluppo degli eventi porta l'ambizioso neo-libero a sposare un'altra donna con cui concepisce un bambino. Si tratta proprio del biondo che col suo sacrificio libererà Tbilisi dal soggiogamento delle altre culture, scevra di qualsiasi influsso negativo, pronta finalmente ad innalzare solide mura.
Trama dispersiva e ardua da seguire di un'antichissima parabola orale georgiana (messa in pagine nel XIX secolo dallo scrittore locale Daniel Chonkadze) per un festival di sete agitate e ambienti bucolici che danno vita a un'epica medievale dove i colori bizantini e un atteggiamento figurativo di stampo coreografico sono gli elementi primari di un Presepe che al centro della sua scena pone il ruolo della Tradizione nella vita dell'uomo.
Il movimento di macchina è inesistente, tutto si riduce in quadri animati dove la figura umana è seguita da lontano e si mischia sul set con gli elementi naturali e animali, anch'essi parte integrante e non meno di rilievo del Mito. Non c'è psicologia, non c'è individuo. C'è l'uomo e il suo istinto di sopravvivenza, il suo rapporto con la Divinità e con la sacralità storica.
Paradzanov, nativo di Tbilisi da genitori armeni (e dunque armeno nato in Georgia), strenuo difensore nella difficile epoca sovietica dei popoli culturalmente oppressi, considerati minori soprattutto dal potere centrale, opera scelte perfettamente in linea con la natura del suo racconto. Non si tira indietro quando c'è da mettere lo spettatore alle corde con la sua necessità di trovare le coordinate del racconto e familiarizzare da vicino coi personaggi.
Lo lascia in balìa dell'incerta consapevolezza del folklore, del mistico e dell'oralità.
VP