Jungfrukällan (1960)
di Ingmar Bergman
Max von Sydow (Töre)
Birgitta Valberg (Märeta)
Gunnel Lindblom (Ingeri)
Brigitta Pettersson (Karin)
Axel Düberg (Thin Herdman)
Tor Isedal (Mute Herdsman)
Allan Edwall (Beggar)
Axel Slangus (Bridge Keeper)
Svezia feudale: reduce dalle danze di una notte di festa, la casta figlia di un proprietario terriero si sveglia tardi per portare come da tradizione i ceri alla Madonna. Decide comunque di mettersi in cammino nel tardo pomeriggio, con aristocratica veste, in sella a un puledro e con una più matura compagna, astiosa malpela, che invoca Odino per abbattere una maledizione verso il feudo che l'ha accolta. I desideri vengono esauditi: le due vengono intercettate da briganti che le raggirano, le derubano e stuprano a morte la vergine. L'altra fugge in preda ai sensi di colpa. Il destino porterà la vendetta e dalla morte e dalla violenza sgorgherà nuova vita e una Chiesa per onorarla.
Splendida parabola morale, tratta da una leggenda scandinava del XIV secolo, che incrocia emotività individuale e oggettività della storia, indaga sul rapporto tra Paganesimo e Cristianesimo, sacro e profano, s'interroga sulla natura della purezza e sulla violenza della vita. Il regista opera con macchina da presa fluida e lenta, si serve dei primi piani per svelare l'intimità dei personaggi, mettendoli a nudo davanti alla tragedia. Nessuno è innocente, terribilmente influenzato dal buio dei tempi. La catarsi finale getta un fascio di luce: Bergman ancora non si arrende al silenzio di Dio come farà nei suoi prossimi lavori.
Un Oscar (Miglior Film Straniero) e un Golden Globe per una delle vette del cinema europeo.
VP