Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

venerdì 27 marzo 2015

Foxcatcher (2014) by Bennett Miller


Foxcatcher (2014)
di Bennett Miller

Steve Carell (John du Pont)
Channing Tatum (Dave Schultz)
Mark Ruffalo (David Schultz)
Sienna Miller (Nancy Schultz)
Vanessa Redgrave (Jean du Pont)
Guy Boyd (Henry Beck)
Brett Rice (Fred Cole)


Dave è un lottatore, un massiccio e timido ventisettenne cresciuto nell'ombra di un fratello campione olimpico come lui (Los Angeles '84), che gli fa da coach sportivo e mentale. A creare una piccola frattura tra i due è la famiglia di quest'ultimo. che tende ad escludere Dave e a concentrarsi sulle responsabilità della vita adulta.
L'occasione per sganciarsi emotivamente (con vantaggio economico non indifferente) si presenta con la chiamata di John du Pont, membro ed erede delle fortune, legate al settore chimico e delle armi, di una delle dinastie più ricche d'America. Du Pont è un ornitologo, un patriota e grande appassionato di lotta libera in barba alle tradizioni di famiglia e alla predisposizione della madre anziana e classista che riconosce solo il Polo e i cavalli quali passioni degne.
I due entrano subito in confidenza riempiendosi di nazionalismi e valori della cultura americana e Dave viene invitato a trasferirsi nella tenuta di John, dove è stata allestita una palestra perfetta per tutti i giovani campioni che vogliono imporsi come modelli da seguire per la nazione.
Presto però John si renderà conto che la presenza del fratello David sia troppo importante per Dave e inizia un confronto serrato di nervi e paure quando questo si presente con famiglia al completo per preparare la strada a Seoul '88.

Film classico d'impianto sportivo, in cui le mancanze affettive e psicologiche dei caratteri vengono scandagliate da una regia che s'intrufola nel lato più oscuro del sogno americano. Sogno sospeso tra grandeur patriottica (etica, fatica, meritocrazia ripagata) e pragmatismo sociale che lo rende cinicamente instabile. Anche le stelle più brillanti cadono e anche l'élite ha le sue ossessioni che sfociano nella violenza.

Recitazione splendidamente sottotono, tempi dilatati, sceneggiatura ineccepibile: giusto qualche lungaggine a trequarti, ma la parabola su questa America ambiziosa, talentuosa, fanatica, amara risplende proiettando su ogni singolo personaggio e sullo spettatore le sue ombre.

D'altro canto Bennett Miller già ci aveva deliziato con il Truman Capote di Philip Seymour Hoffman (e non a caso a Cannes se ne sono accorti). Qui trova in Steve Carell (una carriera finora usata malissimo, un po' come Jim Carrey prima di The Truman Show) un interprete pazzesco.


VP