Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

domenica 15 febbraio 2015

Jupiter - Il Destino Dell'Universo (2015) by Andy & Larry (Lana) Wachowski


Jupiter Ascending (2015)
di Andy & Larry (Lana) Wachowski

Mila Kunis (Jupiter Jones)
Channing Tatum (Caine Wise)
Sean Bean (Stinger Apini)
Eddie Redmayne (Balem Abrasax)
Douglas Booth (Titus Abrasax)
Tuppence Middleton (Kalique Abrasax)
Nikki Amuka-Bird (Diomika Tsing)
Christina Cole (Gemma Chatterjee)


Strano, veramente strano il nuovo prodotto dei Wachowski: una fiaba nordica che incornicia un fantasy romantico di ambientazione spaziale. Ricorda incredibilmente il Dune di David Lynch, senza i lati psichedelici che ne avrebbero fatto un capolavoro se il produttore di allora (un celebre italiano) non fosse intervenuto con le forbici. Il materiale prezioso qui non è un frutto della presenza e del "lavoro" dei vermoni rambaldiani, bensì un composto liquido, una sorta di cosmetico, che si ricava dal corpo umano e che rinsavisce le cellule dei reali delle altre galassie permettendogli di vivere millenni. Ergo l'uomo che abita sulla Terra non è altro che pollame e i reali si contendono il pianeta per dar via alla mietitura. A rompere i piani sono un guerriero di razza ibrida (un "licatante") e una clandestina d'origine russa, nata su un Transatlantico, orfana di padre ucciso a San Pietroburgo per un'irruzione di cui non si capisce bene la causa (se non il denaro), che passa dallo spazzolare i gabinetti dell'upper class di Chicago a essere erede diretta di pianeti di galassie lontane lontane.

Interni kitsch futuristici, aristocrazie spaziali, lotte per il potere, razze stravaganti tipo avvocati borg e astronaute calve che rimandano alla Reverenda Madre di Silvana Mangano. Ci sono pure i "koopa troopa" di Super Mario Bros (il film) incrociati con un  baby tirannosauro. Un misto appunto di Dune e Star Trek in salsa romantico avventurosa che ricalca gli archetipi del genere del Novecento. I registi di Matrix non rinunciano alle fluttuazioni (tra grattacieli, nelle astronavi, nei pianeti) e a una poetica filmica riciclata senza troppi aggiornamenti e novità.

Pur con tutti i buchi di sceneggiatura, lo spettacolo convince: è bello nella sua conformità di parabola democratica. L'impressione, però, è che, anche con le sue stramberie, da Cinderella a Jupiter la fiaba in fin dei conti sia sempre la stessa.


VP