Italiano Medio (2015)
di Marcello Macchia
Marcello Macchia (Giulio Verme)
Luigi Luciano (Alfonso Scarabocchi)
Barbara Tabita (Sharon)
Lavinia Longhi (Franca)
Franco Mari (Giancarlo Cartelloni)
Nino Frassica (Pri-Mario)
Rodolfo D'Andrea (Rodolfo Purtroppi)
Gabriella Franchini (Rita Levati Mocassini)

Era inevitabile, scontato come il giro d'orologio. Mancava solo lui: dopo Boris e I Soliti Idioti qual era l'ultimo fenomeno popolare nato in TV e propagato sul web da cui attingere per portare curiosi e fan in sala? Marcello Macchia e i suoi irriducibili, mente creativa che da All Music a MTV passando per Mai Dire Grande Fratello, lo Zoo di 105 e la RAI, è diventato il totem di una comicità dai tempi brevi, politicamente scorretta e in grado d'interrogarsi sul costume nazionalpopolare. Soldi facili per i produttori che possono contare sull'affetto sincero dei milioni di like che il buon Marcello ha collezionato. Promesse di divertimento alte per chi da 10 anni si sbellica tra finti trailer e satire sulle lunghe serialità dei network nostrani. E anche un piccolo dubbio: come fa un certo modo di ridere semplice, diretto, immediato, intellettualmente orizzontale, che affonda nel nonsense a mo' di barzelletta, a conquistare i tempi dilatati e omogenei del cinema?
Questo tipo di narrazione frammentaria, che procede per quadri all'interno di altri quadri, ha un punto di riferimento importante: i Monty Python, che però c'erano negli anni '70 quando Internet si chiamava Arpanet ed era usato per scopi principalmente militari. Ma c'è anche un'altra cosa: in film come Brian Di Nazareth o Monty Python e il Sacro Graal le singole scene erano inserite in una struttura narrativa trainante molto forte che rendeva l'esperienza cinematografica completa, innalzando i valori dei Monty Python da fenomeno televisivo ad arte e creando il mito registico di Terry Gilliam.
In Italiano Medio la trama è un pitch che farebbe felice ogni produttore per la sua immediatezza: un maniaco dell'etica sociale e animale prende una pillola che lo regredisce a cafone italico di prima categoria. Trama che infatti era la base di uno dei finti trailer più riusciti ed apprezzati dell'autore. Il film invece prende strade meno scorrevoli, più lente: cerca di sviluppare le ossessioni primordiali del protagonista salvo poi, appena possibile, schiacciare il pedale del trash tra discoteche, scopate e talent show.
E non funziona: il susseguirsi di trovate che in TV e sullo schermo di un computer colpiscono all'istante, nel buio della sala non trova conforto di un'idea di per sé ai minimi termini e che non porta quell'arricchimento narrativo che anche in una commedia trash è d'obbligo. L'esperienza con Marcello Macchia è stanca e vuota, senza prendere la forma del metafilm che talvolta salva pellicole del genere (basta pensare a L'Aereo Più Pazzo Del Mondo o alla filmografia di Leslie Nielsen, Scary Movie compresi) per quanto venga persino apertamente citato Kubrick.
Quel che rimane è un paio di scene minori, dove il talento di Macchia quasi reclama di uscire dalla sala per un nuovo appuntamento davanti ai nostri laptop: un barbone elemosina una password per il wifi col suo tablet, una videoteca abbandonata è il covo di una setta ambientalista e allo stesso tempo di terroristi islamici.
Un cinema pronto per essere "downloadato", tagliato con l'accetta e " intubato" per la gioia di tutti.
VP