di Abdellatif Kechiche
Adèle Exarchopoulos (Adèle)
Léa Seydoux (Emma)
Salim Kechiouche (Samir)
Benjamin Siksou (Antoine)
Mona Walravens (Lise)
Alma Jodorowsky (Béatrice)
A Lille l'adolescente Adele passa dalla tresca con un compagno di scuola alla relazione lesbo con una fascinosa ragazza coi capelli tinti di blu, dalle manifestazioni per i diritti studenteschi al gay pride, dalle chiacchiere piccanti con le scafate colleghe ai vernissage con champagne e ostriche, dalla curiosità per un lato nascosto di sé al dolore della fine di un'avventura.
Il grande vincitore di Cannes 2013 ha conquistato pubblico e critica tra chi grida al miracolo, al capolavoro di una vita reale e di sentimenti autentici portati sul grande schermo. È la trasposizione di una graphic novel, Le Bleu Est une Couleur Chaude della ventottenne Julie Maroh, sotto forma di cinema d'autore francese: camera in spalla, silenzi, primi piani a scoprire l'intimità dei personaggi, sesso mostrato con rispetto per corpi e anime, tempi dilatati fino a tre ore buone di film. Un lesbo sentimentale diretto con realistico incanto da un regista franco-tunisino, che si affida al feeling perfetto tra due attrici che mettono se stesse e che rappresentano il reale valore di una pellicola che comunque è narrativamente diseguale e allungata, vittima del proprio concedersi i tempi adatti ad esplorare le più profonde piaghe dei suoi personaggi, che a dispetto della sua onestà non rinuncia a qualche convenzione da film francese progressista, che rispetto ai veri capolavori sull'amour fou, rispetto a un Jules et Jim, non possiede due elementi determinanti: l'ironia e un po' di beffardo.
Si prende un po' troppo sul serio, in attesa di altri capitoli di una serie (questi erano i capitoli 1 e 2) che comunque ha iniziato a far breccia dappertutto.
VP