Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

mercoledì 30 ottobre 2013

Requiem For a Dream (2000) by Darren Aronofsky


Requiem For a Dream (2000)
di Darren Aronofsky

Ellen Burstyn (Sara Goldfarb)
Jared Leto (Harry Goldfarb)
Jennifer Connelly (Marion Silver)
Marlon Wayans (Tyrone C. Love)
Christopher McDonald (Tappy Tibbons)
Suzanne Shepherd (Mrs. Scarlini)
Louise Lasser (Ada)
Marcia Jean Kurtz (Rae)


Un predicatore televisivo elenca le regole a cui attenersi per diventare una persona di successo: la sua spettatrice ideale è una mamma vecchia e sovrappeso che non riesce più a entrare nell'abito rosso del diploma del figlio; quest'ultimo sniffa, si buca e s'impasticca dilatandosi gli occhi e alterando il proprio comportamento con una fidanzata più ricca di lui e un compare con cui sbarca il lunario cercando di rivendere a prezzo maggiore la roba che compra anche per uso personale. Un invito in televisione porta la vecchia mamma a tentare un dimagrimento repentino per presentarsi al meglio, finisce in una clinica dove un dottore la riempie di pasticche colorate come le stelle a cui aspira. Ma sotto le stelle dell'American dream non c'è altro che l'abisso totale, per tutti.

Aronosfsky aveva sorpreso col suo Teorema Del Delirio navigando in acque alla Philip K. Dick tra cabala e fantascienza e raggiunge la notorietà internazionale con questo incubo psichedelico sul sogno a stelle e strisce che nel corso degli anni è diventato un autentico cult movie. Al pubblico è piaciuto per lo studio dell'immagine, frutto di un montaggio iperattivo tra grandangoli, soggettive, split screen e accelerazioni. In realtà si tratta di un videoclippone smaccatamente anni '90, almeno di tre anni in ritardo, un incrocio tra Trainspotting, Natural Born Killers e un video degli Smashing Pumpkins con i colori pallidi e artefatti del digitale. L'accumulo di suggestioni visive e la mattanza di un mondo che non perdona le debolezze umane vorrebbero stordire lo spettatore e gettarlo nell'orrore; al termine della visione, però, del calvario dei personaggi rimane ben poco, il film non lascia strascichi eccetto i particolari della sua forma e l'interpretazione di Ellen Burstyn. Il dolore resta nell'oblio, dissolto dalla velocità dell'immagine.


VP