I Soliti Ignoti (1958)
di Mario Monicelli
Vittorio Gassman (Peppe il pantera)
Renato Salvatori (Mario Angeletti)
Memmo Carotenuto (Cosimo)
Rossana Rory (Norma)
Carla Gravina (Nicoletta)
Claudia Cardinale (Carmelina)
Carlo Pisacane (Capannelle)
Marcello Mastroianni (Tiberio)
C'era una volta il cinema italiano: quello delle commedie popolari che mettevano le star della Dolce Vita e uno stuolo di caratteristi di livello nelle borgate a raccontare le castronerie di un popolo contraddittorio come quello del Belpaese. Un cinema che raccontava di amori, drammi e esistenze carcerarie senza rinunciare all'azione e ai sorrisi e alla critica sociale verso tutti. Un cinema dove i dialetti andavano da nord a sud rappresentando un paese davvero unito, anche nell'assoluta non voglia di lavorare e nell'istinto di cercare il Paradiso grazie a colpi da ladro. Un cinema che donava al suo pubblico mostri sacri come Gassman e Mastroianni e caratteristi straordinari come Carlo Pisacane (che oggi probabilmente non troverebbe spazi nel nostro paratelevisivo grande schermo) e si permetteva persino di dare a uno come Antonio De Curtis un cameo da mentore del furto, con tanto di attrezzistica da Q's di James Bond rudimentale, che rimane più di molti suoi ruoli da protagonista. Sullo sfondo c'è una Roma mostrata come il rovescio della medaglia della nightlife di via Veneto felliniana (il periodo è lo stesso): casermoni popolari coi panni stesi nei cortili interni comuni si alternano a esterni diroccati e in ricostruzione di una città che di lì a poco avrebbe espanso le sue periferie annullando la sua forma originaria di metropoli circondata di sobborghi.
Tutto questo ci viene tramandato con la stessa freschezza di un tempo, con qualche caduta di ritmo per i nostri giorni e una sceneggiatura firmata Age e Scarpelli non tra le più oliate. Ad ogni modo è sempre meglio dei "soliti idioti" della tv di oggi.
VP