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venerdì 11 maggio 2012

Il Dottor Stranamore (1964) by Stanley Kubrick


Dr. Strangelove (1964)
di Stanley Kubrick

Peter Sellers (Captain Lionel Mandrake / President Merkin Muffley / Dr. Strangelove) 
George C. Scott (General Buck Turgidson)
Sterling Hayden (General Jack Ripper)
Keenan Wynn (Col. 'Bat' Guano)
Slim Pickens (Maj. 'King' Kong)
Peter Bull (Russian Ambassador Alexi de Sadesky)
James Earl Jones (Lt. Lothar Zogg)


In tempi di antipolitica dominati dall'astio del popolo verso una classe privilegiata fondata sugli inciuci oggigiorno sempre più evidenti un film come quello di Kubrick del '64 fa effetto. Lo fa in quanto la potenza dissacratoria dell'opera antecedente a Odissea Nello Spazio (quella che fece del regista un intoccabile assoluto) è a livelli tali che non penseremmo mai di vederlo su un grande schermo odierno, così influenzato dai ritmi ossessionati provenienti dalla tv e dal politically correct anche nel cattivo gusto. La non uniformità dello stile kubrickiano si nota immediatamente dai tempi che si concede nel mostrare, quasi con piacere feticista e che di fatto anticipa la fantascienza di quattro anni più tardi, i marchingegni tecnici fatti di leve e pannelli sul bombardiere americano che attacca la Russia per incidente diplomatico. A scatenare una guerriglia che vede un tutti contro tutti tra la base aerea americana, i cieli dell'ex URSS e l'interno del pentagono (tra presidente degli Stati Uniti, collaboratori insubordinanti ossessionati dal pericolo comunista, console russo e il tedesco dottor Stranamore reduce dal nazismo e dalla passione nucleare) è la decisione folle di un generale della base di attaccare la Russia perché se una volta "la guerra non era una cosa per generali, oggi non è una cosa per statisti".
E ovviamente non può non accadere che la Russia, senza che né il proprio presidente né il console possano far nulla, faccia esplodere un mega ordigno nucleare automatico, innestato in caso di attacco e senza possibilità di manomissione, che sterminerà (per fortuna?) ogni genere umano in un walzer di esplosioni che anche quelle anticipano i balletti classici dei due successivi film (anche A Clockwork Orange).

La cosa che ancora stupisce di Kubrick è la sua abilità innata di spiazzare lo spettatore succedendo in continuazione scene istintivamente antitetiche: se non c'è nulla di più lontano dal sesso della razionalità tecnica e scientifica, il regista mette una donna seminuda (la fidanzata di uno dei generali del pentagono) dopo una ricognizione aerea. I titoli di testa, con due velivoli che si alimentano a vicenda, sono una metafora dell'atto sessuale su cui Kubrick gioca in continuazione. Alla fine l'istinto umano porta sempre il mondo alla deriva; sono sempre le macchine, costruite dall'ingegno (dalla razionalità) a salvarlo, anche tramite la distruzione. Allo scoppio della bomba, sganciata manualmente e con difficoltà (remember Hal9000?) da un pilota del bombardiere che poi vi si cala insieme cavalcandola con tanto di urlo eccitato come un cowboy di un western, non possiamo non immaginare che alla fine dei titoli di coda il neonato di 2001 guardi già la Terra girare testimoniando, forse, la rinascita o l'aggiornamento di una nuova umanità.

In questo caso non c'è mai stato (e probabilmente non ci sarà mai) un artista più illuminista e coerente di Kubrick.


VP