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sabato 24 settembre 2011

La Pelle Che Abito (2011) by Pedro Almodóvar


La Piel Que Abito (2011)
di Pedro Almodóvar

Antonio Banderas (Robert Ledgard)
Elena Anaya (Vera)
Jan Cornet (Vicente)
Marisa Paredes (Marilia)
Roberto Álamo (Zeca)
Eduard Fernández (Fulgencio)
José Luis Gómez (Presidente del Instituto de Biotecnología)
Blanca Suárez (Norma Ledgard)


Il senso dell'ultima opera almodovariana sta tutto nel finale: Vicente, il ragazzo tramutato per vendetta nella splendida Vera, torna al negozio della madre dopo sei anni di prigionia ovattata per palesarsi a lei e alla commessa omosessuale. Questa sembra essere la soluzione da cui il maestro spagnolo è partito per la sua elaborazione del solito, straordinario, melodramma portato ai livelli assoluti. E' il contrario di quanto accadeva in Tutto Su Mia Madre, quando l'ex marito transessuale della protagonista veniva a sapere della repentina morte del figlio. Almodóvar, come sempre, ha a cuore le emozioni e le psicologie dei personaggi più estremi e stravaganti. Personaggi che nelle mani di qualsiasi altro regista, soprattutto se iberico, risulterebbero quantomeno macchiettistici e superflui. Come ad esempio Zeca (Roberto Álamo), figlio della domestica della prigione dorata in cui Vicente è stato rinchiuso, e che poi scopriremo essere fratello del seducente e maniacale dottor Ledgard: un rozzo e aggressivo umano vestito da tigre, capace non solo di imbavagliare sua madre ma anche di stuprare Vera nel modo più brutale e grottesco. Bigas Luna e Vicente Aranda sono ben lontani e sfiorati solo dalla memoria.

Tutto ciò sullo sfondo di una riflessione sulla pelle umana, che si vede dal vivo, così come dalle telecamere nascoste, così come nei quadri che arricchiscono la dimora della prigioniera. E poi ci sono la bioetica, le forme d'arte contemporanea, lo yoga che accresce la forza di Vicente/Vera fino a permettergli di attuare la vendetta finale verso l'uomo che l'ha sottratto alla sessualità naturale.

Il mêlo noir viene giostrato dal regista con una fluidità degna dei suoi migliori esemplari. Tutto torna e la ricchezza dell'immagine è spaventosa seppur priva di futili voli pindarici.

Venti anni fa, quando Pedro raccontava storie trasgressive di omosessualità maschile, mai avremmo pensato che lo stile di questo autore sarebbe diventato così classico. L'unico davvero ad avvicinarsi alla Hollywood degli anni '50.


VP