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lunedì 23 luglio 2018

Unsane (2018) by Steven Soderbergh


Unsane (2018)
di Steven Soderbergh

Joshua Leonard (David Strine)
Claire Foy (Sawyer Valentini)
Sarah Stiles (Jill)
Marc Kudisch (bank manager)
Amy Irving (Angela Valentini)
Colin Woodell (Mark)
Myra Lucretia Taylor (counselor)
Lynda Mauze (Dolores)


E anche l'ultimo tabù è finalmente sfatato: girare un film, si intende uno per il theatrical con produzione di tutto rispetto, con un cellulare è possibile. Lo dimostra Steven Soderbergh, che tante volte se ne esce con qualche esperimento non tanto brillante come ad esempio Full Frontal (2002) in cui mette a prova le sue abilità di innovatore, quando in realtà il regista di Atlanta darebbe il meglio di sé come mestierante della vecchia scuola d'intrattenimento hollywoodiana (Ocean's Eleven).

Per mettere in scena le capacità poliedriche dell'iPhone, che alla fine è il vero protagonista del film tanto che durante la visione continuamente ci si immagina l'utilizzo del mezzo, le lenti, i cavalletti, i dolly semplificati e i carrelli fluidi, la fotografia a risoluzione chiaramente minore rispetto a ogni RED o negativo digitale che dir si voglia, rispolvera la storia più vecchia del mondo della perdita di identità. O meglio, la protagonista non dimentica se stessa o le proprie generalità, quanto si affida volontariamente ad una casa di cura che a quanto pare trattiene gli ospiti forzatamente e più del dovuto per incassare i soldi dalle assicurazioni. Dietro in realtà c'è una vicenda di passione, ossessione e stalking.

Una roba simile ad un thrilleraccio onesto degli anni '90 gotici alla Jonathan Demme, piattaforma per il regista di virtuosismi tecnici con il prezioso melafonino a portata di tutti quelli che possono spendere almeno mille dollari, che si fa beffe di app e anche di Tinder, quindi riflettendo sul rapporto uomo aspirante trombeur de femme e donna in carriera senza scrupoli né l'ombra di un sorriso che ossessiona il libero mondo odierno.

Dall'inizio della mattanza in manicomio, tra pasticche, sedativi e rapporti problematici con gli altri pazienti, il film finisce per somigliare nella sua perpetua ricerca di inquietudine a The Ward di Carpenter, che nella sua natura minore rispetto alla filmografia di un autore decisamente più rilevante di Soderbergh, se ne fregava degli artifizi tecnici e dei giochi sperimentali. Divertiva e basta... Unsane è una semplice prova tecnica e come tale va preso.


VP