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mercoledì 20 dicembre 2017

L'Insulto (2017) by Ziad Doueiri


L'Insulte (2017)
di Ziad Doueiri

Adel Karam (Tony Hanna)
Kamel El Basha (Yasser Abdallah Salameh)
Camille Salameh (Wajdi Wehbe)
Diamand Bou Abboud (Nadine Wehbe)
Rita Hayek (Shirine Hanna)
Talal Jurdi (Talal)
Christine Choueiri (Manal Salameh)
Julia Kassar (Judge Colette Mansour)


Un uomo e una donna e una pancione: una promessa di felicità che potrebbe esaudirsi, magari al di fuori della giungla di Beirut, nella vecchia cittadina della famiglia di lui. Che non vuole lasciare quelle strette quattro mura metropolitane e il paesaggio di infissi e cantieri che tutt'attorno sembrano non aver fine. In quei cantieri lavora un vecchio palestinese che si prende in faccia l'acqua della grondaia del balcone dell'uomo, che distrugge il riparo istantaneo con il martello e si scandalizza quando il nuovo nemico gli dà del cane. È da questo elementare diverbio che nasce tutto: una reazione a catena di eventi che porterà un fatto privato a puro scontro sociale, tra nazionalisti libanesi cristiani e palestinesi profughi ormai integrati ma senza tutele. C'è anche un'ulteriore partita tra avvocati... ovvero tra padre e figlia.

Un plot infuocato e mai così attuale che il regista Ziad Doueiri, che ha lavorato come operatore a Hollywood ad esempio anche con Tarantino (Resevoir Dogs), riesce a scandire con stimabile linearità per tutto il corso del film. Che da pellicola di strada si trasferisce presto nelle aule giudiziarie per parlare non solo dell'intolleranza, dell'orgoglio cieco e della difficoltà enorme a "voltare pagina" (tanto che anche il Presidente libanese scende in campo per far prevalere la stabilità sulla giustizia fine a se stessa) ma anche dell'universalità dell'orrore della persecuzione che molti libanesi cristiani hanno subito nella guerra civile del 1976, così come i palestinesi soffrono tutt'ora a causa di Israele.

Le ragioni espresse sono le personali del regista e della produzione ed è ben specificato fin dall'inizio. Davanti ad una storia che parte con la stessa sorprendente semplicità dei film iraniani, che spesso usano storie basiche per allegorie sottilmente nascoste, e aggiunge minuto dopo minuto particolari su particolari, la regia cede il passo e si rende invisibile come logico che sia. Offre tutto il sostegno ai due favolosi interpreti (soprattutto Kamel El Basha che ha vinto con pieno merito la Coppa Volpi a Venezia) e immerge lo spettatore nella battaglia di civiltà ancora irrisolta se non con una tregua temporanea.

Una parola può mai avere la stessa portata di un atto? L'Insulto ce lo chiede senza darci una risposta e forse è giusto così.


VP