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venerdì 11 agosto 2017

La Torre Nera (2017) by Nikolaj Arcel


The Dark Tower (2017)
di Nikolaj Arcel

Matthew McConaughey (Walter)
Idris Elba (Roland)
Tom Taylor (Jake)
Dennis Haysbert (Steven)
Ben Gavin (soldier)
Claudia Kim (Arra)
Jackie Earle Haley (Sayre)
Fran Kranz (Pimli)


Questa recensione la dedico al me stesso del 1996, che una notte a 13 anni iniziò a leggere L'Ultimo Cavaliere (The Gunslinger, 1982) finendo intrappolato in un universo di sogni che non lo abbandonerà mai.

"L'uomo nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì".

No, non inizia così la trasposizione cinematografica (o forse solo un semplice omaggio) della saga letteraria di 7 tomi firmata Stephen King. Una saga in cui il western di Leone, citato a più e più riprese, si fondeva con il racconto post-apocalittico, un universo multidimensionale di tecnologia impolverata, macchine e mostruosità al soldo di un Re Rosso che vorrebbe distruggere gli equilibri retti da una Torre Nera. Un capolavoro della letteratura americana, un'esperienza letteraria indimenticabile. Una cosa che avrebbe meritato i registi e gli sceneggiatori più virtuosistici e visionari, i Lynch, i Cronenberg, i David Mamet.

E invece La Torre Nera del danese Arcel (prodotto da Ron Howard che tempo fa era accreditato alla regia) parte da New York, da Jake Chambers ovvero il giovane del Ka-tet, ricercato dall'Uomo Nero Walter per abusarne del cervello e colpire la torre. Insomma la Columbia Pictures punta al racconto di formazione che diventa uno scontro senza esclusione di colpi tra portali inter-dimensionali che ricordano Stargate. Roland Deschain non è il Clint Eastwood degli anni '60 che tutti immaginavamo alla lettura, ma una sua versione afro: il pur bravo Idris Elba. L'Uomo Nero è nero nell'anima e ha la faccia e la follia giusta di Matthew McConaughey.

La trama, che strizza l'occhio a possibili sequel qualora il film andasse bene, riprende dell'epopea kinghiana una storia finita, estrapolata appositamente per una riduzione cinematografica da normale prodotto di majors della durata di 95 adrenalinici minuti: neanche un B-movie.

È possibile tutto questo? È possibile che l'industria americana non sia in grado di andare oltre le logiche commerciali, le attenzioni verso fette di mercato (personaggi orientali non presenti in nessun libro), una razionalizzazione produttiva che viene innanzi a tutto... anche davanti a un fenomeno culturale enorme e da valorizzare con la più importante autorialità priva di freni di ogni genere?

Un tempo si facevano Lawrence D'Arabia, Ben Hur, Guerra e Pace, I Cancelli Del Cielo (che fece fallire la United Artists ma chi se ne frega, al netto del capolavoro che tutti ricordiamo): opere che puntavano sull'ambizione del pubblico a migliorare se stesso e riflettere sulla storia, sul senso dell'epica e sui tempi lenti, sulla meditazione come arma dello spirito. Oggi la cultura è compressa e offerta nel modo più digeribile per un target massificato e uguale a se stesso.

Il film è vedibile, ha momenti anche gustosi e richiami affascinanti alla saga letteraria o ai sequel che verranno.

Certo che davanti a una pagina sfogliata... immaginavamo tutt'altro.


VP