Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

venerdì 20 gennaio 2017

Arrival (2016) by Denis Villeneuve


Arrival (2016)
di Denis Villeneuve

Amy Adams (Louise Banks)
Jeremy Renner (Ian Donnelly)
Forest Whitaker (Colonel Weber)
Michael Stuhlbarg (Agent Halpern)
Mark O'Brien (Captain Marks)
Tzi Ma (General Shang)
Frank Schorpion (Dr. Kettler)
Lucas Chartier-Dessert (Private Lasky)


Come in Sicario, precedente film del regista, una donna viene chiamata al fronte per sbrogliare una situazione complicata: stavolta non è il Messico e la frontiera con la povertà, il narcotraffico, bensì la linea di sicurezza che separa una folla eccitata da una delle varie navi spaziali, a forma di semisfera schiacciata, che sono atterrate simultaneamente sulla Terra. Le squadre di tutto il mondo si impegnano a darsi manforte in interconnessione, soprattutto per lo studio del linguaggio a segni circolari degli alieni, che si presentano sotto forma di piovre tentacolari dietro uno schermo al termine di un corridoio verticale, dominato da una forza di gravità diversa da quella terrestre. Cina e Russia sono propense ad attaccare militarmente, gli Stati Uniti si lasciano convincere dalla protagonista, docente di Storia Dei Linguaggi a Berkeley, alle spalle una figlia e un marito morti di cancro, e dal matematico che con lei forma l'equipe scientifica e umanistica, di temporeggiare per capire con chiarezza i propositi.

Film spielberghiano nei contenuti e negli intenti, una fiducia per la Scienza e la conoscenza umana capace di ostacolare l'uso sbrigativo della forza. Dal punto di vista geopolitico banale, con gli Stati Uniti nel ruolo del paladino del progresso. Qualche sensazione e psicologia di troppo, soprattutto nel finale, sorretto in ogni caso da una bravissima Amy Adams i cui tormenti danno forza all'opera. Il timbro estetico, con lo schermo bianco della nave che dà sul nebbioso spazio alieno, è molto netto ed è destinato a rimanere.

Ma la scrittura di Eric Heisserer, basata sul romanzo Story Of Your Life di Ted Chiang, si sfilaccia proprio allo scioglimento del dilemma "perché sono qui?", incespicandosi in scorciatoie che lasciano più di un dubbio e qualche buco narrativo. I piani di flashback e flashforward si alternano in modo assai poco omogeneo.

Non c'è la meraviglia e la magia dello Spielberg degli anni '80, il gotico è tenuto col freno a mano. A prevalere è il retrogusto new age.


VP