Per chi ama la letteratura, scrivere racconti, essere cittadini del mondo e riflettere sulla Settima Arte

mercoledì 4 gennaio 2017

Passengers (2016) by Morten Tyldum


Passengers (2016)
di Morten Tyldum

Jennifer Lawrence (Aurora Lane)
Chris Pratt (Jim Preston)
Michael Sheen (Arthur)
Laurence Fishburne (Gus Mancuso)
Andy Garcia (Captain Norris)
Vince Foster (executive officer)
Kara Flowers (communications officer)
Conor Brophy (crew member)


La sovrappopolazione è un problema serio. Proprio perciò alcuni umani, tra ingegneri, scrittori e categorie varie, s'incapsulano ibernati in una nave stellare per ricominciare, a centinaia di anni di distanza dalla Terra, su un nuovo pianeta in grado di dare lavoro e futuro a tutti. L'ora del risveglio, con comfort a disposizione a iosa (solo qualche distinzioni tra colazioni basiche e continentali), è fissata a tre settimane dall'arrivo, tempo di fraternizzare e prepararsi al nuovo. Ma cosa succede se uno dei tanti si sveglia in anticipo, proprio a metà del viaggio (ovvero 90 anni alla destinazione)? Succede che egli passa un anno intero a divertirsi in solitaria, a capire il perché e il per come del risveglio, ad affogare nell'alcol offerto da un "Lloyd" impeccabile, che non è un fantasma della mente bensì un droide barman, a cercare di superare le parti dell'astronavi accessibili solo ai comandanti, ad innamorarsi di una bionda addormentata che sulla Terra era una scrittrice snob a Manhattan: a desiderarla, a coltivare l'istinto, pian piano sempre più inarrestabile, di risvegliarla per non essere più il solo ad affrontare una morte in viaggio. Ovviamente questo succede e spalanca le porte a tutte le soluzioni cinematografiche già viste da decenni.

Ovvero Solaris più Shining più Punto Di Non Ritorno più Supernova più Gravity svuotati di ogni pretesa filosofica ed esistenziale: cose che hanno cristallizzato ed esaltato la Fantascienza come genere nobile in grado di riflettere il presente con l'arma dell'immaginazione.

Morten Tyldum, un norvegese alla seconda prova americana dopo The Imitation Game, non è Tarkowsky, non è Kubrick e neanche Walter Hill sotto lo pseudonimo di Alan Smithee. È un europeo che lavora a Hollywood per esaltare la bellezza degli interpreti e portare soldi alle casse della Columbia Pictures: il decollete della splendida Jennifer Lawrence, che quando si dispera è uguale alla Renée Zellweger di due decadi fa, e una scena in piscina, con l'acqua che si deforma in mancanza di gravità, possono essere mai abbastanza?

No, non lo sono.


VP