Sully (2016)
di Clint Eastwood
Tom Hanks (Chesley 'Sully' Sullenberger)
Aaron Eckhart (Jeff Skiles)
Valerie Mahaffey (Diane Higgins)
Delphi Harrington (Lucille Palmer)
Mike O'Malley (Charles Porter)
Jamey Sheridan (Ben Edwards)
Anna Gunn (Elizabeth Davis)
Holt McCallany (Mike Cleary)
Un volo preso all'ultimo è come Jack che prende il Titanic, solo che stavolta il mare, o per meglio dire il fiume, salva la vita a tutti anche grazie al meglio di New York City, ovvero sommozzatori, radar delle torri di controllo, guardie costiere e imbarcazioni di salvataggio... e un pilota con decenni di voli sulle spalle. Che sceglie la via più assurda ed istintiva (e quindi umana) per la risoluzione del problema, trovandosi a metà strada tra l'eroismo dell'aver salvato tutti da un guasto irreparabile alle eliche e l'accusa da parte delle compagnie assicurative, per cui il 15 gennaio del 2009 non è un gran giorno. Ovviamente la parola spetta alla corte e alle simulazioni, che tengono conto di tutto tranne del risvolto umano della vicenda.
L'umanità che è dietro l'eroismo. L'eroismo dell'uomo medio americano, professionista e responsabile, in lotta con i sensi di colpa e sotto attacco dell'interesse corporativo. La famiglia tradizionale è lontana e in trepidante attesa: un solo giudizio può distruggere tutto così come rinnovare la bontà dell'uomo e dei suoi valori. Il vecchio Clint, eroe del western e dell'America repubblicana e sensibile, non può fare a meno che confrontarsi ancora col principale archetipo di una nazione da difendere alla morte. E come sempre riesce a smarcarsi dalle insidie della retorica, seppur evidente anzi addirittura ostentata, scavando nell'intimo del personaggio.
Un personaggio vero insieme al suo vice, che l'autore ci fa amare senza se e senza ma. Se al progressismo di tutti noi ci può essere un'alternativa conservatrice valida, quella di Clint è la migliore. Sully, film e personaggio, è un inno alla profondità del classicismo.
VP