The Swedish Theory Of Love (2015)
di Erik Gandini
Erik Gandini (voce narrante)
Lars Trägårdh
Nhela Ali
Erik Erichsen
Zygmunt Bauman
Marie Helena Fjallas
Marta Corradi
Anni Stavling
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8Dxe4b7GJHk54DEdjh05X6OfyThuWFOxPkXvtDq7kKYZvetheyFzQxpj_tB5E6oKo6ZRv2YVoJI9rZ0CaBcfiZRof9rU-AbQfmSE4OIr6tgNV5HzWXHlJpgzmNOljQ2xgHCtCOYkd3g/s200/due+stelle+e+mezza.jpg)
Mentre in Italia era in atto la videocrazia berlusconiana, in un altro paese dell'Europa ricca si rendevano le persone collegate dal welfare ma indipendenti affettivamente e logisticamente le une delle altre. Dare a tutti una casa, dare a tutti un lavoro, liberare la donna dal giogo maschile e permettere al maschio di morire in santa pace. In Svezia non è più Inferno o Paradiso come si vedeva in un mondo movie del '68 (regia di Luigi Scattini), ma è un limbo di strade vuote, atmosfere sospese, deserti di tranquillità, pareti bianche e sterili, spermatozoi conservati e curati per la fecondazione assistita: non è detto che per una donna che vuole un figlio ci sia bisogno necessariamente di un partner o di un padre per il nascituro. L'umanità del futuro nella socialdemocrazia idealizzata dalle Sinistre di tutto il mondo.
Ma c'è anche chi si ribella: alcuni giovani si ritrovano nei boschi lapponi per terapie basate sul tatto e addirittura un medico famoso si trasferisce nell'Africa più disastrata, dove cura i femori con i ferma capelli, ritrova l'istinto di conservazione, la sacralità della vita anche in contesti violenti, l'opportunità di non essere dimenticato in fretta una volta passato a miglior vita. Il sociologo polacco Zygmunt Bauman ci spiega che i problemi stimolano la curiosità, la capacità di risolverli e trovare una piena soddisfazione interiore.
Il documentario è efferato, un vero e proprio sfogo di un italiano trapiantato in Svezia nella culla della civiltà più avanzata e a disposizione di tutti. Ciò che manca è l'ironia, uno sguardo sarcastico, un'equidistanza nella presentazione dei temi. Nel bosco con i ragazzi ci si abbandona in voyeurismi timidi ma degni di Mondo Cane, senza però la carica dissacrante e politicamente scorrettissima (per non dire razzista) del ciclo di film democristiani che tra gli anni '60 e gli anni '70 agitavano i pruriti esotici della borghesia italiana in ascesa.
Deprimente.
VP