Don't Breathe (2016)
di Fede Alvarez
Stephen Lang (the Blind Man)
Jane Levy (Rocky)
Dylan Minnette (Alex)
Daniel Zovatto (Money)
Emma Bercovici (Diddy)
Franciska Töröcsik (Cindy)
Christian Zagia (Raul)
Katia Bokor (Ginger)
"Don't breathe" ovvero "non respirare" è il titolo originale, cambiato per sconosciute ragioni da una distribuzione davvero buffa. Non che il titolo italiano sia così sbagliato, anzi sarebbe anche più attinente al tema se non addirittura collegabile al primo. L'uomo nell'ombra è un veterano che ha perso la vista durante la Guerra Del Golfo ed è stato recentemente risarcito con più di un milione di dollari. A non respirare, per non essere scoperti, invece sono tre giovani ladruncoli con problemi in famiglia, che saccheggiano case nella speranza di un futuro migliore. Ad esempio l'unica ragazza del gruppo (fidanzata dell'uno e desiderata dall'altro) vuole lasciare il Michigan e la madre alcolizzata, che la incolpa della morte del padre (e che è certa che i soldi dei furti in realtà siano frutto di prestazioni orali, senza che questo sia particolarmente un problema), portandosi dietro la sorellina più piccola che sogna le spiagge della California e il surf. Lo sfondo è Detroit, la città più violenta d'America, con un numero di omicidi da zona di guerra e un tessuto sociale distrutto dall'abbandono dell'industria meccanica. In un caseggiato disabitato da panico sorge la buia villa dell'uomo nell'ombra e una dritta (che poi diventa una storta) porta i ladri a cadere nella trappola: in palio ci sono i milioni, a rischio la vita. Perché il cieco è un formidabile lottatore, usa l'olfatto come nessuno, è addestrato all'arte del combattimento, conosce a memoria ogni leva o ripiano di casa, cova un segreto nel piano inferiore e ha un temibile rottweiler come alleato. È il gioco del gatto col topo, con i ruoli e i rapporti di forza che si ribaltano.
È un film animale, che racconta straordinariamente le contraddizioni dell'America, la sua violenza esasperata, il suo nichilismo, la perdita di qualsiasi sentimento di solidarietà. Dio non esiste e quando l'Uomo ne prende atto è pronto a tutto. Caratteri dei personaggi delineati il giusto per un survival horror domestico che aggiorna il genere, girato dall'uruguaiano che fece il remake di La Casa di Sam Raimi (che produce), andando ben al di là della sua dimensione naturale. Trova in Stephen Lang un interprete pazzesco, da Oscar, e in Jane Levy l'angelica crudeltà della gioventù americana odierna in cerca di una bussola e un posto dove stare. I suoi tratti, i capelli biondi e gli occhi azzurri, ricordano incredibilmente la stupenda Reese Witherspoon ventenne negli anni '90, che si destreggiava tra B movies per poi entrare nel firmamento di Hollywood. Facile la strada sia la stessa.
La storia, le motivazioni, il ritmo, gli sviluppi narrativi, il rapporto con gli spazi, lo scenario angusto, le citazioni di Hitchcock, compresa una serie di effetti Vertigo nel finale, puro metacinema: funziona tutto. Un capolavoro.
VP