Götter Der Pest (1970)
di Rainer Werner Fassbinder
Hanna Schygulla (Johanna Reiher)
Margarethe von Trotta (Margarethe)
Harry Baer (Franz Walsch)
Günther Kaufmann (Günther)
Carla Egerer (Carla Aulaulu)
Ingrid Caven (Magdalena Fuller)
Jan George (polizist)
Lilo Pempeit (mutter)
Franz non è più Fassbinder in persona e anche se esce di prigione il suo senso dell'amore è pur sempre più freddo della morte. È a Monaco, con donne che si sciolgono davanti al suo fascino ruvido, ribelle e anarchico, e vecchi amici da trovare, come ad esempio l'uomo che gli uccise il fratello con cui formare una banda per una rapina al supermarket. Davanti c'è uno scontro con la polizia, sotto c'è tutta una ragnatela di rapporti che portano le donne ad alterare le dinamiche di un mondo noir dove i gangster pensano di aver capito tutto ma in realtà sono destinati ad una rapida discesa. Anche Franz, animale senza morale, finirà sotto terra, pianto da chi ha cercato di aiutarlo e anche da chi l'ha fregato.
Una Bavaria tetra come non mai per una parabola umana in cui la freddezza sostituisce l'amore, la società è un circo con i suoi animali non ammaestrabili, la figura del gangster viene svuotata di ogni gancio sociale e morale, un nichilismo assoluto che non risparmia neanche il sesso, mai così poco goduto. Le donne sono le uniche ad avere consapevolezza, anche a piangere il destino di vite già scritte nel grande romanzo criminale.
Il miglior seguito possibile di L'Amore È Più Freddo Della Morte (1969), prima opera del primo Fassbinder che interpretava egli stesso il personaggio di Franz. Un seguito migliore, che riprende gli insegnamenti godardiani dello stacco di regia e dell'ambientazione metropolitana straniante mettendoci quel pizzico di occhio omosessuale perfettamente intuibile e ancora non esaltato. Film di genere, film d'autore, di un giovane autore con un decennio davanti a sé per rivoluzionare cinema tedesco tutto. Prima della stessa fine di Franz.
VP