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martedì 14 maggio 2013

Jocks - Dance Fever (1983) by Riccardo Sesani

Nella mia vita non ho mai fatto cazzata più grossa di rimandare all'infinito il materiale a un editore. Purtroppo sono lento, molto lento, e anche un perfezionista inguaribile: perciò l'editore milanese che mi aveva contattato per un saggio da pubblicare mi lasciò, giustamente, all'asciutto. E' stato qualcosa di imperdonabile soprattutto nei confronti di me stesso che oggigiorno così tanto sto soffrendo la mancanza di una decente pubblicazione. Sarei diventato nientemeno che cantore, descrittore, catalogatore di un periodo enorme del mondo discografico italiano e di cui pochissimi si sono occupati (peraltro neanche in modo troppo approfondito): si tratta degli anni '80 dell'Italo Disco, genere musicale di musica dance che ha avuto delle sfumature produttive e artistiche incredibili e delle più svariate.

Se non riuscirò mai a dargli la forma cartacea che merita, è molto facile che il mio resoconto dettagliato di questo importantissimo fenomeno dell'industria nazionale sarà pubblicato su questo spazio.

Tra i film che si sono occupati del filone (o che per meglio dire si sono inglobati grazie alle loro colonne sonore) uno dei più importanti era anche uno dei più introvabili finché un caro youtuber non l'ha rippato e condiviso.

Si tratta di un film con protagonisti Tom Hooker, cantante della scuderia Turatti/Chieregato, e Russell Russell (nei credits del film con una sola "l") ballerino, coreografo e cantante americano che sfondò in Italia proprio grazie all'esplosione della dance mediterranea. Il regista del film è Riccardo Sesani, persona che ho avuto il piacere di conoscere nell'estate del 2010: lo aiutai, nella sua splendida dimora di Trastevere, a editare una sceneggiatura per un film imminente: un drammone famigliare sullo sfondo di una rappresentazione teatrale de Il Piccolo Principe. Tra i progetti di Riccardo c'era anche un ben più ambizioso serial su Fellini; lui è un buffo regista romagnolo degli anni '70 che cominciò come aiuto di Damiano Damiani e che riesce poco a districarsi nell'ambito delle nuove produzioni. Un onesto mestierante d'altri tempi.

Per la sezione Cult di questo umile blog, ho il piacere di presentare proprio Jocks, il film Italo Disco.


Jocks - Dance Fever
di Riccardo Sesani

Tom Hooker (HiFi)
Russel Russel (D.J.)
Patricia Moore (Kim)
Armando Brancia
Giuliana Calandra
Roberta Bonanni
Emanuela Romano
Claudio Saponi


C'era una volta l'Italo Disco, fenomeno che nacque in Italia dalle ceneri della Discomusic, con le sue avanguardie, etichette discografiche, le sue produzioni e star che conquistavano soprattutto il nord Europa. Uno dei gruppi che furoreggiavano alla metà degli anni '80, tra apparizioni ai Festival Bar dei tempi d'oro e alle tv tedesche e olandesi, erano i The Creatures, che si presentavano come una commistione di dolcezza New Romantic, con canzoni d'amore ballabili, e look futuristico da Rockets più umani. Il gruppo era legato a una discoteca che ancora alimenta le serate romagnole: l'Altro Mondo Studios.

E' proprio all'Altro Mondo Studios che D.J. e HiFi (sono davvero i nomi dei due personaggi) dopo mille difficoltà e ostacoli sociali, che a un certo punto svaniscono senza un motivo preciso, avranno successo come organizzatori di uno spettacolo proprio dell'altro mondo: in parole povere sono i protagonisti di un inno alla capacità di osare e alla meritocrazia in salsa italica che a pensarci bene è proprio quello che esprimeva lo spirito dell'Italo Disco.

Non è un caso che i due interpreti principali siano gli americanissimi Russell Russell e Tom Hooker e che la trama e la regia facciano di tutto per risaltare al massimo la tracklist dell'album dei The Creatures, che per l'appunto si intitolava L'Altro Mondo Studios, e che conteneva anche una rivisitazione moderna fatta al sintetizzatore della Aida di Verdi che nel film è usata come escamotage per raccogliere fondi per l'esibizione in discoteca.

La regia è piatta e i personaggi bidimensionali, gli sviluppi dell'intreccio non "intrecciano": Sesani vorrebbe scatenare le sindromi della febbre del sabato sera senza contare che nella Febbre originale c'era tanta di quella disperazione derivata da gioventù bruciate fatte di ribelli senza una causa che si riscattavano in quel limbo di patina che è la discoteca.

A non aiutare il film è anche la poca consistenza storico/artistica che il genere musicale che vuole sublimare ha ricevuto dalla critica. Gli americani alle loro cose effimere ci tengono di più e anche i buoni artisti hanno cantato i last days della Discomusic a stelle e strisce.


VP